Negozi chiusi e stop spostamenti anche dentro ai comuni. Nel mirino Perugia, Trasimeno e Bastia. Provincia di Terni arancione

di Alessandro Antonini
PERUGIA Mezza Umbria da lunedì finisce in zona rossa per 15 giorni: dentro ci sono tutta l’area del Perugino, i comuni più colpiti del Trasimeno e il territorio di Bastia Umbra. Dove cioè sono stati riscontrati focolai di varianti inglese e brasiliana. Il resto della regione resta arancione. Quasi tutta la provincia di Terni e parte dell’Altotevere. L’annuncio è stato fatto ieri dalla governatrice dell’Umbria Donatella Tesei. Potrebbero essere ricompresi anche i comuni della provincia di Perugia (e di Terni) con più di 200 nuovi positivi per 100 mila abitanti. Tra gli indicatori presi in considerazione, oltre al “rischio di aumento di trasmissibilità” legato alle varianti c’è anche “il livello di impatto dei casi sulla popolazione e la soglia è di 200×100.000”, ha spiegato il commissario Covid Massimo D’Angelo.I Comuni sopra la soglia, nel monitoraggio della scorsa settimana, erano Gubbio, Magione, Passignano sul Trasimeno, Tuoro sul Trasimeno, Piegaro, Città della Pieve, Panicale, Castiglione del Lago, Fratta Todina, Deruta, Collazzone, Marsciano, San Venanzo, Torgiano, Perugia, Corciano, Bevagna, Montefalco, Valtopina, Foligno, Spello, Sellano, Nocera Umbra, Gualdo Cattaneo, Trevi, Calvi dell’Umbria, Amelia,Lugnano in Teverina, Attigliano,Giano dell’Umbria e Montegabbione.
Poi si è aggiunta Bastia Umbra. Questi centri sono già stati oggetto di ordinanze comunali con una serie di divieti e la chiusura di scuole primarie e secondarie – tranne che per i più piccoli – e in alcuni casi anche gli asili: anche oltre le regole delle zone rosse (dad dalla prima media in su). Introdotti il divieto di spostamento anche all’interno del comune e la chiusura dei negozi: si andranno a sommare alle dette ordinanze. La rosa definitiva dei comuni zona rossa verrà decisa oggi sulla base dei dati aggiornati su cluster, varianti e crescita dei contagi, dopo confronto con Prefettura, Anci e d’ intesa con ministro alla salute Roberto Speranza. Senonché ieri mattina una nota dell’Usl 1 inviata alla Regione chiedeva di attivare le ulteriori restrizioni in tutti e 39 i comuni di riferimento.“Vogliamo ringraziare – ha detto Tesei – Speranza e il direttore dg della Prevenzione al Ministero, Giovanni Rezza, per aver esaminato con celerità i campioni umbri. Il nostro lavoro continua, la situazione è delicata, ma siamo fiduciosi, perché siamo intervenuti in tempo”. Anche Rezza ha ringraziato Tesei per la collaborazione e ha spiegato che l’individuazione rapida delle varianti è importante per tutta l’Italia, “vista la parziale resistenza ai vaccini della brasiliana”. “Fare contenimento è ora decisivo anche per le province limitrofe” ha aggiunto.
L’Umbria “rimane arancione ma servono zone rosse nelle aree più colpite. Dove sono state applicate i risultati si sono visti in poco tempo. E’ poi bene aumentare l’attenzione nelle aree circostanti”. Tradotto: il perimetro
rosso può allargarsi in corsa, in base ai contagi.

Varianti da dicembre Operatori infetti anche dopo il vaccino

Per l’inglese 18 casi,12 di brasiliana

Varianti al Covid attive in Umbria già dalla fine di dicembre. Sono stati certificati 33 casi di variante al Covid su 42 campioni inviati dall’Umbria all’Istituto superiore di sanità. Con 18 casi di variante inglese, 12 di brasiliana e tre con altre mutazioni. Ma ci sono anche altri campioni in via di sequenziamento. E’ di ieri la scoperta a Chiusi – confinante con Città della Pieve – anche di una variante sudafricana. Torando all’Umbria, i casi di brasiliana, in particolare, sono riconducibili ai sette cluster ospedalieri del Santa Maria della Misericordia. Solo un campione è un tampone fuori dal nosocomio. La variante inglese è stata isolata invece all’esterno tra il Perugino (Lago compreso) e Bastia Umbra. Proprio la mutazione scoperta nel Kent si propaga con un tasso sette volte superiore alla versione originale e impatta più sui bambini. Per questo nell’ultimo mese in Umbria c’è stato un impatto più alto nella fascia 6-14 anni. La brasiliana invece è “parzialmente resistente al vaccino”, come ha spiegato ieri durante la conferenza stampa della Regione il direttore generale della Prevenzione presso il Ministero della Salute, Giovanni Rezza. Inciso: in Umbria ci sono 220 operatori sanitari vaccinati che si sono infettati. Dieci avevano già fatto il secondo ciclo. Su questi sono in corso accertamenti. Rezza e la governatrice Tesei hanno sottolineato l’efficacia della collaborazione per verifiche messe in campo e la scoperta delle varianti. Che sono attive in Umbria dalla fine del 2020. “Riteniamo verosimile che inizio sia riferibile a fine dicembre e inizio gennaio” hanno spiegato il direttore regionale Sanità, Claudio Dario e il commissario Covid Massimo D’Angelo. Un primo caso sospetto di “inglese” è della fine di dicembre. E i campioni validati l’8 gennaio risalgono anche a giorni prima. L’incremento significativo a Perugia parte dai cluster nella seconda metà di dicembre in neurochirurgia. Una prima verifica a dicembre è stata negativa, poi a gennaio altro cluster con la reinfezione di due operatori già contagiati: il primo segno della variante. Inizialemente sequenziata come inglese, ma era la brasiliana.
Ale.Ant.

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