II polifonico di Bastia ha dato vita nella chiesa di S. Michele al tradizionale concerto di Santo Stefano



Il Maestro RobertoTofi ha presentato la nuova formazione dei Cantabile Consort


STEFANO RAGNI


Bastia Umbra-Una tradizione certa quella del concerto di Santo Stefano che il polifonico di Bastia offre a un pubblico disposto a sfidare il freddo e i postumi dei festini per applaudire nella chiesa di San Michele Arcangelo una formazione apprezzata e stimata.
Ma quel che rende attraente l’annuale appuntamento è l’accertamento della qualità del coro, sempre all’altezza del suo impegno, e la capacità di Roberto Tofi e dei suoi cantori di imbastire sorprese per l’incremento delle innovazioni e delle acquisizioni.
Stavolta si è trattato ancora di conoscere un repertorio sempre più originale e variegato: ma il vero fatto sorprendente è stata la presentazione al pubblico bastiolo di una nuova formazione corale, il Cantabile Consort.
E’ un complesso di soli uomini, quattro tenori e cinque timbri scuri, voci aretine, tubirgensi e bastiole, unite nel segno di un coro virile.
Diciamo pure che una corale maschile è il sogno di ogni direttore, un’utopia veramente poco praticabile in un paese di calciatori e di intenditori di formula Uno. Evidentemente da parte di Tofi c’è innanzi tutto una forte capacità di persuasione, unita alla facoltà di saper rendere attraente un processo formativo che richiede asciuttezza di preparazione, impegno selettivo e il marchio di una dedizione a un’attività degna di una comunità scandinava.
Lì, è accertato, hanno calciatori fuori classe, ma vantano anche formazioni corali di eccezionale presenza artistica e culturale.
Da una cittadina vivace di commerci e di transazioni economiche, ricca quindi di possibilità inespresse, scaturisce ora una incredibile valenza corale, dal Polifonico che ha superato il suo ventennale, al citato Consort, alla formazione di voci bianche Aurora che ha mosso i suoi primi passi nel segno di una condivisa esigenza di alto rispecchiamento civile.
A serata conclusa si può dire che il Cantabile Consort ha superato l’esame con emozione e con trepidante senso di aspettativa: con voci di tenore da equalizzare, ma già pastose di coinvolgimento, Tofi ha dimostrato di saper lavorare con estrema competenza. In lui si misura il rigore della formazione accademica, il vigore della scansione ritmica, il gusto di un approfondimento timbrico che ha una forte matrice internazionale: i suoi cantori sono sempre sul filo dell’emissione, sia che siano i polifonici bastioli, sia che siano queste voci maschili che in Palestrina, in Viadana e in Nanino hanno dato prova di tenerezze timbriche e di spessore morbidamente sorretto.
Quella dei Cantabile Consort era la parte più accademica della serata: in tutta la sezione affidata alla consueta formazione del polifonico a voci miste Tofi ha evidenziato il suo gusto per le aeree pastosità del repertorio moderno, dal Carol di Rutter, all’Ave Maria di Sagrado, allo splendido “O magnum mysterium” del danese Lauridsen, meditazione impalpabile come una leggera nevicata della notte di Natale.
Con questi numeri Tofi può permettersi di concedere due bis, uno, preziosissimo con il Poulenc del Consort, il secondo la replica del Magnum Mysterium a cori uniti.
E qui un miracolo di setosa arrendevolezza alla materia sonora, fluttuante come un velo dei re magi.

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