Una riflessione molto condivisibile da leggere assolutamente.
di Renzo Massarelli
Il viaggio inquietante dei nostri rifiuti, le discariche usate in modo piuttosto disinvolto, le analisi false, il percolato che si diffonde nei torrenti e nei boschi,la presenza di personaggi così poco trasparenti all’interno delle società che si dovrebbero occupare della cosiddetta nettezza urbana, lascia un segno indelebile nel cuore verde di questa regione.
Pare che l’Umbria sia diventata uno dei luoghi eletti dei rifiuti di importanti città metropolitane come Roma e Napoli e che attorno alle colline maleodoranti di Pietramelina e di Borgogiglione si mangi meglio di quanto non sappiano fare i gabbiani. Non da oggi e nonostantel’avvio della raccolta differenziata in tutta la regione.
Eppure è una vita che conviviamo con i sacchetti colorati della Gesenu. In soffitta, in molte case, ci sono ancora quelli di trenta anni fa che costituiscono la riserva incaso di emergenza. A quei tempi venivano lasciati davanti alla porta di casa e poteva succedere che qualche abitazione non fosse abitata così che i sacchetti restavano abbandonati sulle scale. Ora c’è il self e non sempre le cose sono così semplici, tra codici e schede magnetiche. Dunque, da molto tempo ci misuriamo con questo nuovo mestiere che si chiama riciclaggio che è semplice solo se lo si affronta con superficialità.
Se no ci vuole attenzione e molta pazienza. Il tempo dei cassonetti è quasi finito perché i cassonetti non ci impongono alcuna responsabilità, c’era sempre qualcuno che butta a casaccio. Ora sta a noi preparare il sacchetto giusto con il contenuto giusto con il mastello giusto. Non siamo più solo
dei consumatori ma anche i primi responsabili del trattamento dei nostri rifiuti. Ci abbiamo provato con responsabilità e coscienza. Non ci siamo scoraggiati neanche in mezzo alle domande che circolavano in città. Dove finisce il viaggio dei nostri sacchetti?
Dubbi e leggende metropolitane. Così abbiamo pensato. Non può essere che si metta in piedi una organizzazione così complessa come la raccolta porta a porta solo per finta. E poi, perché mai?
Certo, il raddoppio delle tariffe nel corso di pochi anni non è molto comprensibile. La nostra carta, la nostra plastica, le lattine, il vetro, non hanno proprio nessun valore? Con il recupero di tutto questo materiale le ditte specializzate dovrebbero guadagnarci.
Non sembra così sicuro. Con la carta, forse, e certo anche con il vetro. La plastica vale quasi nulla e poi c’è l’organico, il più complesso dei nostri problemi. Com’è noto gli scarti delle nostre tavole devono subire un trattamento per trasformarsi in compost, terriccio fertile per l’agricoltura. La cosa non èsemplice e per molto tempo i coltivatori si sono tenuti lontani da un prodotto pur offerto gratis. Colpa nostra perché abbiamo buttato nei cassonetti un po’ di tutto? Possibile, però si tratta del passato.
La verità è che le società che gestiscono le discariche si sono trovate negli ultimi anni una quantità tale di organico di molto superiore alle capacità di lavorazione degli impianti così che hanno trovato molto più semplice buttare tutto sulle colline maleodoranti e certificare il falso.
C’è chi sostiene che ora dovranno rimborsarci per la questione delle tariffe troppo alte. Abbiamo pagato troppo, anche se al comune di Perugia ci hanno detto che lo sconto è già stato applicato. Tutto a posto. In realtà il furto sulle bollette che dura chissà da quanto tempo è l’ultimo dei problemi.
Abbiamo un altro conto da saldare molto più salato. Si tratta del danno ambientale, dei disastri causati al nostro territorio e che avranno conseguenze nefaste per chissà quanto tempo. Poi dobbiamo chiedere il pagamento di un altro danno che riguarda noi utenti alle prese ogni giorno con i nostri sacchetti colorati e con i quattro o cinque mastelli allineati in qualche angolo della cucina.
Hanno giocato sulla nostra buona fede e umiliato il senso civico di migliaia di cittadini. Ci hanno derubato di qualcosa che vale molto di più di qualche bolletta.
Ora dovremo necessariamente porci la domanda più scontata: chi doveva controllare un settore così sensibile dove le infiltrazioni malavitose sono ormai la norma?
Beh, ci sono tante istituzioni che potevano farlo. Ora comincerà il solito balletto.
Parlando di Pietramelina abbiamo intanto dimenticato Pietrafitta e i suoi campi di grano che custodiscono un immenso giacimentodi rifiuti tossici. Difficile risanare un disastro così. Erano altri tempi, si dice, e le norme erano inesistenti. Già, ma siamo sempre lì. Forse questo era solo un disastro annunciato dove tutti sapevano, in attesa di piazzare un bel bruciatore in qualche parte
dell’Umbria. Intanto il sogno di un circolo virtuoso di recupero e trattamento dei nostri rifiuti sembra fortemente compromesso.
Comincia un altro giro di giostra e non sappiamo ancora chi ci salirà sopra.
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