Astorre Fanini, che da dieci anni dedica tempo e risparmi alla fauna, lancia l’ennesimo grido d’allarme: “Aiutateci nei controlli del parco” 
  
Bastia, ennesimo atto di crudeltà. Gli autori della bravata hanno sparato e sono fuggiti
 
 
 di ADRIANO CIOCI



BASTIA – Due colpi secchi di fucile hanno squarciato il silenzio del percorso verde lungo il Chiascio, l’altro ieri mattina. Pietro e Geltrude, una coppia di anatre di due anni, particolarmente amate dai frequentatori di questa che dovrebbe essere un’oasi di tranquillità, si sono accasciate sulla sabbia che ricopre l’argine. Il piombo gli ha squarciato il petto: hanno avuto giusto il tempo di avvicinarsi e andare a morire insieme, così come hanno vissuto. E’ soltanto l’ultimo degli episodi di crudeltà nei confronti degli animali che popolano l’alveo del fiume. A raccontarcelo è Astorre Fanini, il pensionato bastiolo che da oltre dieci anni impiega tempo e risparmi per accudire la fauna del luogo: «L’altra mattina, intorno alle 7,30, stavo facendo il solito giro per portare il granoturco alle “mie” bestiole. Giunto in prossimità della radura vicino al ponte di Bastiola, ho avvertito due spari di fucile, provenienti dalla sponda opposta. Sono corso in quella direzione e giunto nei pressi dell’albero della “sposa” ho visto gli animali stramazzare tra espressioni di dolore. Non sono riuscito a vedere chi si era macchiato del misfatto, ma ho cominciato a gridare a squarciagola. Dopo qualche minuto ho avvertito un movimento tra la vegetazione ed un’auto, di colore grigio, partire a tutta velocità, alzando polvere da terra».
Astorre, scosso dall’accaduto, è comunque riuscito a guadagnare l’altra sponda e a raggiungere le due anatre ormai morte. «Le ho sistemate lì, senza ancora seppellirle. Tutti devono sapere e vedere quello che accade in questo spazio che qualcuno ancora giudica di paradiso».
Alcuni mesi fa la stessa sorte è toccata ad un grosso pennuto. Due anni fa furono mozzate le teste a otto germani, in una sorta di rito frammisto ad inciviltà. Quella volta Astorre interessò le forze dell’ordine, ma le indagini non condussero a nulla. «Sono sfiduciato sempre di più – si sfoga – e su questo episodio non ho avvertito ancora nessuno». Ma tutto ciò riapre, ancora una volta, il capitolo del controllo e della sicurezza lungo il percorso verde bastiolo, un tracciato di diversi chilometri che si snoda lungo le rive del Chiascio e del Tescio, assai frequentato dagli amanti delle passeggiate e luogo di permanenza di molte specie di uccelli acquatici. «La situazione è da tempo degenerata – prosegue Astorre – vi si consumano scippi, atti osceni e droga. Ma le mie parole non vengono ascoltate. Il sindaco ha promesso controlli ed interventi, però non vedo nessuno impegnato su questo fronte. Io ed i miei amici che pattugliamo il percorso, più che osservare e riferire non possiamo. La nuova amministrazione ci aveva persino congelato il contributo per l’acquisto del granturco, per mancanza di fondi. Poi, fortunatamente, da una settimana ha ripreso ad erogarlo. Facciamo il possibile per questi animali, ma se non ci aiutano diventa un po’ dura per noi che viviamo di sola pensione».
 
OLTRE LA CRONACA 
 Erano il simbolo di un’area risorta 
 
Quella di Pietro e Geltrude, le due anatre uccise, non è soltanto una storia dal triste epilogo. E’ anche la reiterata profanazione di un luogo che per i bastioli assume quasi un sapore di sacralità. Quindici anni fa l’alveo del Chiascio era solo il capezzale di un corso d’acqua degradato e inavvicinabile. In tre lustri la situazione si è capovolta: è nato il percorso verde, sono state immesse molte specie di uccelli acquatici, ci si è riappropriati della tradizione e del piacere di un pic nic in riva al fiume. L’area è diventata un osservatorio naturalistico d’eccezione, dove non soltanto cigni e germani sono stanziali, ma spesso vi fanno sosta martin pescatori e aironi cinerini. La gente li ama, li custodisce e gli stessi animali sembrano aver abbandonato un’atavica diffidenza. Quanto è accaduto alla coppia di anatre è un attentato alla coscienza e alla sensibilità, elementi, purtroppo, che stentano ad essere comuni e totalmente condivisi. Vorremmo chiedere a chi ha sparato se ha interrogato la sua coscienza. Ma forse è una domanda del tutto inutile.
A. C.


 

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