I lavoratori: firmai siamo nel baratro”. L’udienza per l’istanza di fallimento dell’azienda per il 26 maggio


La domanda per i dipendenti non mai nata presentata
LISA MALFATTO
BASTIA UMBRA – Sembrava ad un passo dall’acqusizione. Ora è ad un passo dal baratro. L’azienda tessile “Trilly Confezioni” di Bastia Umbra reclama ancora una volta la sua situazione di estrema crisi. E lo ha fatto durante l’incontro presso la sede della Uil di Bastia, in cui Giorgio Salucci della Uilta-Uil ha denunciato l’incuria e il continuo rimpallo da parte delle istituzioni nei confronti della ditta. “Quello che infastidisce di più – ha detto Salucci – è che per tutte le altre situazioni di crisi delle aziende umbre è stata trovata una situazione, in un modo o nell’altro. Tranne che per la Trilly.”
Soltanto a marzo, precisamente il 17, è stato indicato che l’azieda stava muovendo gli ultimi passi verso la strada dell’acquisizione, in quanto poco meno di un mese prima (il 23 febbraio) era stato firmato il documento di cassa integrazione in sede regionale.
Peccato che “l’iter di cassa integrazione” della Trilly si ferma qui. “Ci siamo accorti che la tappa successiva, quella relativa alla deposizione della domanda di cassa integrazione, non c’è mai stata; – dice Giorgio Salucci – al Ministero di Cassa Integrazione Speciale di Roma, la domanda non è mai pervenuta. Sembrava cosa fatta – continua Salucci – quantomeno perchè la trattativa a quel punto sarebbe potuta durare a lungo; l’ammortizzatore sociale avrebbe potuto mantenere in essere la professionalità dell’impresa ed essere interesasnte per il sito stesso. Ora, invece, non è più motivo di interesse in quanto non c’è nessuno: dai 40 dipendenti che vi erano nel gennaio 2006, oggi sono rimaste 4 persone. E della trattativa che il gruppo imprenditoriale romano “Manieri” aveva intrapreso nel 2006, non si sa più nulla: inizialmente confermavano solo via fax la volontà di acquisizione: ora nemmeno quello”.
Ricordiamo che i dipendenti dell’azienda non ricevono stipendio dal Settembre 2006; 40 lavoratori non retribuiti; 40 famiglie senza salario. Molti di loro hanno fortunatamente trovato impiego da altre parti. ” Tra stipendi arretrati e Tfr devo ricevere 22mila euro – ha detto Nadia Faticoni, “ex dipendente” dell’azienda – ci sentiamo presi in giro.”
Dito puntato contro l’ente comunale, provinciale e regionale: “a noi serviva che le istituzioni promuovessero un tavolo di confronto concreto per verificare l’esistenza di imprenditori in grado di rilevare l’azienda o di entrare in partnersheep con essa per salvaguardare i dipendenti e la ditta. La stessa che, in anni passati, veniva sbandierata come modello d’eccellenza del settore maglieria in Umbria” ha dichiarato il sindacalista Giorgio Salucci, che prosegue: “Questo tavolo non si è mai attivato e le motivazioni vanno chieste al sindaco bastiolo; da parte di quest’ultimo non c’è stata richiesta di mobilità, così come non c’è stata la deposizione della domanda di cassa integrazione”.
Il tentativo di coinvolgimento delle istituzioni da parte di CgilCisl-Uil ed Rsu è iniziato da diversi mesi per la garanzia dell’approvazione degli ammortizzatori sociali e per la coordinazione di iniziative volte alla “rinascita” del sito.
Ma a detta di Salucci, “Le istituzioni comunali, provinciali e regionali se ne sono lavate le mani”. Intanto si aspetta la prossima tappa, quella in tribunale, del prossimo 26 giugno, data della prima udienza d’istanza di fallimento della “Trilly Confezioni”.


 

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