IL CASO
BASTIA UMBRA Le ha reso la vita un inferno. Prima e dopo la fine della relazione. Costretta a nemmeno 19 anni a vivere accanto a un fidanzato padrone, che da ex diventa anche minaccioso e violento. Ma che adesso non potrà avvicinarsi a lei e alla sua famiglia, con tanto di braccialetto elettronico ad assicurarsi non diventi ancora più pericoloso.
Una storia brutta, quella che arriva da Bastia, con protagonisti appena maggiorenni e un ragazzo di 20 anni che solo una denuncia e una misura cautelare al momento sono riuscite a fermare. I carabinier , infatti, hanno eseguito nei suoi confronti un’ordinanza di applicazione del divieto di avvicinamento alla ragazzina e ai suoi familiari, dopo le accuse al giovane di maltrattamenti in famiglia, danneggiamento e atti persecutori. Il ventenne, con condotte reiterate, avrebbe infatti maltrattato la fidanzata «animato da gelosia ossessiva», come ricostruito dal procuratore capo di Perugia Raffaele Cantone.
E poi non accettando la decisione della giovane di interrompere la relazione a causa dei suoi comportamenti, l’avrebbe ripetutamente ingiuriata, arrivando a tirarla fuori dalla casa della madre nella notte in cui lì aveva trovato riparo. In base alle contestazioni a suo carico, «l’avrebbe controllata in maniera ossessiva chiamandola ripetutamente e inviandole numerosi messaggi nei quali alternava manifestazioni di rabbia a minacce vere e proprie o addirittura propositi suicidari».
Non fermandosi, spesso, alle parole però: in una delle tante discussioni avrebbe scatenato la sua rabbia contro mobili e suppellettili, lanciando anche violentemente a terra il cellulare della ragazza. Fin quando, secondo la denuncia, è arrivato a impedirle di andare al mare con i suoi amici, aggredendoli fisicamente pur di lasciarla libera. Ma l’ultima discussione alla ragazzina deve aver fatto davvero paura, tanto da convincerla che l’unica via d’uscita dall’incubo fosse la querela. Da qui sono iniziate le indagini e gli inquirenti hanno ricostruito completamente la vicenda, con la procura che ha chiesto al giudice per le indagini preliminari l’applicazione di una misura cautelare «evidenziando insiste Cantone – la sussistenza dei gravi indizi di colpevolezza».
Il gip, allora, «ritenuti gravi i numerosi atteggiamenti aggressivi del giovane», ha disposto nei suoi confronti l’applicazione del braccialetto elettronico con il divieto di avvicinamento alla vittima e anche alla sua famiglia: ora dovrà mantenersi a una distanza di 500 metri, col divieto assoluto di comunicare con loro, anche per interposta persona. Vietate assolutamente anche le comunicazioni attraverso «strumenti telefonici, telematici e digitali». Insomma, niente messaggi, telefonate o mail. Per provare a ricominciare a vivere senza più paura. Egle Priolo
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