Il dolore del socio laziale Gilberto Dello Russo e la fatica degli speleologi umbri
Il racconto dei soccorritori e di chi ha ritrovato la salma
PERUGIA – Ha ancora il groppo in gola. Lo ricorda nitidamente al momento della partenza, per quello che doveva essere un semplice assoluto e invece è stato un addio.Parla Gilberto Dello Russo, il socio d’affari e presidente dell’avioclub di Frosinone, l’ultimo a salutare Auro Malinconici prima che il bastiolo prendesse il tragico volo

 a bordo del Cessna 172. Un evento che ha scosso dal profondo il pilota e soprattutto l’amico laziale:“Auro lo consocevo benissimo,era un pilota serio ed esperto e che aveva già volato decine e decine di volte. Non so ancora cosa sia successo con esattezza, posso fare delle ipotesi ma credo che il maltempo avuto una parte importante nell’incidente. Tante volte avevamo fatto voli insieme, c’era tra noi una conoscenza profonda che mi permette di dire che quello che è successo sia stato dovuto probabilmente alla scarsa visibilità che c’era nella zona”.Il saluto dell’amico è anche il ricordo di chi ha assistito al ritrovamento.“Ho perso soprattutto un amico – prosegue Dello Russo -una persona seria che amava volare e un giorno, molto presto,avrebbe voluto andare in pensione dedicandosi a questa sua genuina passione. Avevamo fatto tanti progetti insieme, Auro era esperto e conosceva bene le rotte aeree che portano in Umbria. Era partito da Fano, Falconara, Perugia, Foligno…”.
Scali, destinazioni, linee aeree e tracciati di più volte percorsi.Con attenzione e prudenza,mettendo a disposizione tempo e impegno anche per altri piloti che amano il rischio dell’aria.E anche i soccorritori sanno bene cosa significa affrontare rischi e pericoli. Lo sa il presidente del soccorso alpino e speleologico dell’Umbria,Mauro Guiducci, che ha guidato insieme al collega marchigiano le prime operazioni di soccorso nelle forre dove si nascondeva il Cessna caduto con a bordo Malinconici. “Sono state operazioni difficili, purtroppo – ha ricordato Guiducci – l’incidente in una zona così impervia e montuosa lasciava veramente poche possibilità di poterlo ritrovare ancora vivo. Non ci ha agevolato neanche per l’individuazione del velivolo,visto che il segnale elettronico dell’aereo rimbalzava continuamente da una sponda all’altra delle montagne e non si riusciva ad identificare con esattezza il punto d’impatto. Abbiamo fatto tutto il possibile, ci sono capitate in effetti anche operazioni di recupero più complicate però di notte e in quella situazione, non si poteva fare proprio di più”. Il gruppo speleologico conta in Umbria circa 70 iscritti. Quasi al completo,sono arrivati da tutta la regione per prestare soccorso sul luogo dell’incidente. Da Terni, Perugia, Città di Castello, Orvieto e Assisi.Il ritrovamento si è svolto alle prime luci del giorno, dopo una notte passata a scandagliare il terreno nella vana ricerca di Malinconici.Le testimonianze delle persone della zona confermerebbero la presenza di nuovole molto basse sui monti e le alture tra Scheggia e Gubbio. “Sì, in effetti la visibilità era molto ridotta – ha detto infine Guiducci – La montagna appariva molto coperta”.
Jacopo Zuccari
L’impegno nelle ricerche
I familiari:“Grazie lo stesso”

PERUGIA – Per i volontari della Protezione civile e del soccorso alpino e speleologico dell’Umbria sono state ore di ricerche ai limiti delle possibilità. “Siamo sfiniti dalla stanchezza, per oltre 40 ore di fila abbiamo cercato il corpo, al freddo e al buio”,ha dichiarato al termine di oltre una giornata di ricerca,il capo del gruppo alpino e speleologico umbro. “Facciamo ‘quasi’ per hobby praticamente quello che la legge ci impone di fare, cioè cercare scomparsi nei boschi, nei monti, negli spazi più complicati da raggiungere”.Un compito di alta professionalità,con tanti rischi ma tutti presi consapevolmente. A loro è andato il grazie da parte dei familiari di Auro Malinconici.

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