È considerato vicino al clan Belforte di Marcianise. Giro di fatture false e prestanome: in tutto sono tre indagati
Maxi sequestro da parte della finanza a un noto imprenditore di origini campane e attivo tra Perugia, Bastia e Marsciano

L’INCHIESTA
L’ombra della camorra. Non solo per vicinanza conclamata, ma anche per metodi. Tra soldi sconosciuti al Fisco che transitano da una società all’altra e l’utilizzo di prestanome. E se hai bisogno di qualcuno che metta una faccia che tu non puoi mettere per gestire delle società, vuol dire che qualcosa di non completamente legale da qualche parte può spuntare fuori.
Proprio quanto sembra essere emerso dall’analisi della situazione finanziaria di un noto imprenditore campano che agisce tra Perugia, Bastia e Marsciano. L’uomo è originario di Marcianise, provincia di Caserta, ma soprattutto, sottolinea il procuratore capo Raffaele Cantone, sarebbe «asseritamente contiguo» al clan Belforte proprio di Marcianise. Per questo motivo sono scattati da parte della Procura e da parte dei finanzieri del Gico di Perugia accertamenti proprio sulla possibilità che stesse reimpiegando in alcuni settori dell’economia cittadina e provinciale capitali illeciti per conto proprio del clan campano.
Ma se, in punta di diritto, va sottolineato come l’ipotesi di riciclaggio sia stata esclusa dagli approfondimenti investigativi, qualcosa è emerso e rimanda senza alcun dubbio al metodo di utilizzare fatture false e prestanome tipico dei movimenti di infiltrazione messi in atto nell’economia legale dalle organizzazioni criminali. «Le investigazioni si sono poi dirette sui profili di criticità fiscale e tributaria relativa ad alcune società riferibili al predetto imprenditore, ed operanti nel settore alberghiero ed edile con sede ia Bastia Umbra e Marsciano » ricostruisce ancora il procuratore capo Cantone. Che poi aggiunge: «All’esito degli accertamenti sono state contestate all’imprenditore campano una serie di violazioni tributarie commesse negli anni dal 2014 al 2017 riguardanti, in particolare, l’emissione e l’utilizzo di fatture per operazioni inesistenti».
Ma c’è di più. Dal momento che tutto poi confluisce, secondo lo schema tratteggiato da inquirenti e investigatori, in un’altra soietà. «di Marsciano, operante nel settore edile e intestata a “prestanome” ma in realtà riferibile al medesimo imprenditore, che li reimpiegava per la propria attività. In tale quadro, dunque, e sulla base delle risultanze sin qui raccolte, i Finanzieri del Gico hanno apposto i sigilli a quattro villette attualmente in fase di costruzione nel comune di Marsciano» conclude Cantone.
Oltre agli immobili, sono stati sottoposti a sequestro “per equivalente” le risorse giacenti su alcuni rapporti bancari riconducibili agli indagati, per un ammontare di circa 3mila euro, nonché le quote di una società di proprietà degli stessi, del valore di circa 25mila euro. Il valore complessivo dei beni cautelati ammonta a oltre 200mila euro.
Michele Milletti

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