La stima secondo i sindacati. I lavoratori hanno incrociato le braccia contro la chiusura del sito
BASTIA UMBRA – I lavoratori della Mignini-Petrini sono scesi in piazza per manifestare contro la chiusura dello stabilimento di Bastia Umbra. L’allarme è scattato la scorsa settimana, quando l’azienda ha presentato un piano industriale, che prevede la chiusura di tre stabilimenti (Padova, Bari e Bastia), con un esubero di circa 100 dipendenti in Italia. In Umbria le ripercussioni della chiusura provocheranno la perdita di 40 posti di lavoro. “Lo sciopero ovviamente – ha detto Vincenzo Sgalla, segretario regionale Flai-Cgil Umbria – ha avuto un’adesione del 100% dei lavoratori”. Le organizzazioni sindacali, con lo stato di mobilitazione dell’intero sito produttivo e con lo sciopero di 4 ore per ogni turno, hanno deciso di bloccare la trattativa con l’azienda finché questa non proporrà un piano industriale serio di rilancio e senza alcun impatto sociale né traumi occupazionali.
Tra loro era presente anche il sindaco di Bastia Francesco Lombardi, cui i sindacati hanno già chiesto di indire un consiglio comunale aperto mentre alla Regione è stato chiesto di aprire un tavolo per unità di crisi. “Vogliamo tutelare l’occupazione – affermano – e farlo insieme alla cittadinanza e istituzioni”.
L’amministrazione comunale di Bastia, nei giorni scorsi, si era già mossa: “Ci siamo incontrati con la rappresentanza sindacale unitaria e con Petrini e il suo management – ha spiegato il sindaco – perché la nostra preoccupazione in questo momento è quella di salvaguardare l’aspetto sociale, quindi l’occupazione nel suo complesso. Qui c’è un’occupazione operaia e occupazione impiegatizia, ma c’è anche l’indotto che va salvaguardato”.
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