NON SOLO AMBIENTE
PERUGIA La pagella dei rifiuti non è esaltante. E l’arbitro che alza il cartellino giallo non ha certo bisogno del var visto che è il presidente dell’Auri, Antonino Ruggiano.
La pagella è emersa ieri durante un lungo confronto on line nell’ambito dell’incontro Economia circolare, scelte impiantistiche e opportunità organizzato da una serie di associazioni ambientaliste che è servito per un confronto importante anche sul dopodomani del mondo dei rifiuti. Proprio nelle settimane in cui la Regione sta definendo la piattaforma da cui partirà il nuovo piano regionale dei rifiuti.
Ruggiano ha spiegato, ha guardato all’Europa e sull’Umbria è stato molto concreto. Quando ha detto che il dato regionale per la raccolta differenziata 72,3% lo raggiungono pochi grandi comuni. Solo tre sopra i 15mila abitanti: la sua Todi, Narni e Bastia. È vero anche i piccioli vanno bene, ma se Perugia e Terni guardano il traguardo (dati 2020 da Ruggiano), Foligno e Spoleto stanno ben sotto, è facile capire come qualche cosa non quadri. Perché «la produzione dell’Umbria è troppo elevata».
Sul futuro il presidente di Auri che ha guardato con grande garbo al lavoro che la Regione sta facendo con il Comitato tecnico scientifico, è stato chiaro: «Va evitate una guerra dei poveri». Cioè, di fatto, una guerra tra schieramenti precostituiti sulle ricaduta delle soluzioni. E allora il sistema Umbria va guardato non a monte cioè con gli impianti necessari, ma dalla base. Capire cosa non va, come migliorare le differenziata, il riciclo, il riuso, come non portare troppi rifiuti in discarica non solo per le direttive Ue eppoi scegliere. E il problema non è tanto bruciare o produrre Css da bruciare o esportare. Il problema è trovare una soluzione, ha detto Ruggiano, che porti alla valorizzazione dei rifiuti ma tenendo conto della sicurezza e della salute dei cittadini.
Tra gli interventi che hanno aggiunto colore al cartellino giallo di Ruggiano quello di Claudio Tedesco presidente di Dismeco che ha focalizzato il tema del recupero e trattamento delle varie tipologie di Raee cioè i rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche. L’Umbria non eccelle: 72 centri di raccolta di cui 25 autorizzati e nessuno accreditato al Centro di Coordinamento Raee che è l’organismo centrale che si occupa di ottimizzare la raccolta, il ritiro e la gestione dei rifiuti da apparecchiature elettriche ed elettroniche. Giusto per dire che la ricchezza del riuso e del recupero non resta in Umbria, ma finisce nelle regioni dove ci sono gli impianti per il recupero di quei materiali con una stima di 12mila tonnellate annue che potranno dare nel settore anche una centinaio di posti di lavoro. Giusto per dire quanto il tema rifiuti abbia ricadute.
«Abbiamo raggiunto l’obiettivo del convegno- ha commentato a fine lavori Fabrizio Ercolanelli referente in Umbria di Zero Waste Italy e moderatore del convegno- perché abbiamo messo in evidenza quante opportunità economiche e occupazionali ci sono alla base di una corretta gestione dei rifiuti e che è fondamentale per poter realizzare un sistema di economia circolare. Il secondo punto molto importante è quello che è emerso sull’aspetto dell’incenerimento e del Css e dell’impronta ecologica oltre al fatto che il recupero energetico non può essere considerato, da direttiva quadro europea, economia circolare. Se oggi la Regione facesse questa scelta sarebbe non solo miope ma in contrasto con l’economia circolare. Sfruttiamo invece le opportunità economiche che da una buona gestione dei rifiuti possono derivare. Soprattutto andiamo a strutturare un piano con una visione che non può essere quella del 2035 ma una visione che deve essere quella del recepimento di tutti gli obiettivi intermedi».
Luca Benedetti

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