BASTIA UMBRA Antonio aveva 15 anni. Stava giocando con gli amici nel campo da beach volley poco distante da casa. La sfida, in quella noiosa sera di inizio agosto 2015, era quella di arrampicarsi su un palo delle reti para-palloni del campetto vicino al palazzetto dello sport.
Prima l’amico, che ci riesce. Poi lui. Ma il peso e un palo «infracidito» dalla ruggine dall’usura hanno quel pezzo di ferro l’assassino di una giovane vita.
SENTENZA IN ARRIVO
Il palo si spezza e finisce sulla sua testa: Antonio è morto così, sette anni fa. E il prossimo 22 settembre si saprà se a pagare per quella vita spezzata saranno il responsabile ai lavori pubblici e il capo del servizio Infrastrutture del Comune di Bastia Umbra, accusati di omicidio colposo dal sostituto procuratore Mario Formisano che ha chiesto per entrambi una pena di sei mesi.
RICHIESTA ASSOLUZIONE
Richiesta invece l’soluzione per chi era tenuto alla manutenzione delle aree verdi, come ribadito ieri dal suo avvocato Francesco Blasi. Anche Francesco Falcinelli, Marco Marchetti e Andrea Menichetti, avvocati degli altri due imputati, sono pronti a chiedere l’assoluzione per i loro assistiti, convinti che non ci sia stata colpa «consistita in imperizia, imprudenza e negligenza» – come ritenuto dalla procura in quella tragedia.
BATTAGLIA SULLA MANUTENZIONE
Formisano ha sottolineato con forza invece come quel campo non sia stato mai oggetto di manutenzione e che non si possa parlare per questo di caso fortuito e imprevedibile. Adesso spetterà al giudice Alberto Avenoso stabilire se la morte di Antonio si poteva evitare.
Egle Priolo
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