Antonio Santantoni


Devo al telecomando se sono riuscito a evitarlo. Devo avere lo stomaco debole, ho detto a un amico. Quando è stato? Mah, l’altra sera, mi pare, giovedì. Non so come, la Tv era finita su Raidue e lì era rimasta, mentre facevo altre cose. Verso le dieci, più o meno, la mia attenzione è stata richiamata da Mastella e Santoro che litigavano di brutto. Mi pare che Santoro non voleva sentire ragioni: Mastella doveva riconoscere che l’evoluzione del costume, espressione di altissima civiltà democratica, rendeva oggi perfettamente tollerabile l’idea d’un allargamento del concetto e dello statuto di famiglia alle coppie omosessuali. Mastella non ne voleva sapere. Tra il divertente, l’irritante e il becero: certamente fastidioso. Avevo altro da fare e così ho perso la scena madre: Mastella che si alza e se ne va e Santoro che inveisce contro l’arroganza dei politici, che a lui non gliene frega niente, lo ricaccino pure via, chi se ne frega. La scena l’ho vista il giorno dopo in un telegiornale.
A quel punto ho ripreso il mio lavoro, con Santoro in sottofondo. Il conduttore biondo di pelo (artificiale) annunciava la seconda parte di un servizio raccolto durante una manifestazione gay, non so se in una qualche giornata dell’orgoglio gay (anzi, leggevo ieri che Il Secolo d’Italia, organo di An, esorta e anzi chiede a suoi lettori e ai membri concionatori del partito, che ormai l’unico modo corretto di chiamare gli omosessuali sarà proprio questo: gay – sperando che non pretendano anche la maiuscola). Gay gaio, allego! Perché a voi risulta che tutti gli altri, i normali, siano poi così tristi quando si dimostrano a vicenda il loro reciproco amore? Bah, senza ricorrere a termini più di trivio (che francamente non ho mai usato una sola volta in vita mia), trovo che questa rivendicazione di gaiezza per gli omosessuali (un’avvertenza: d’ora in poi, per risparmiare sulle battute, che mi vengono sempre contate, dirò semplicemente ‘omo’), questa rivendicazione di gaiezza, dicevo, da parte degli omo mi pare francamente eccessiva. Quando mi capita d’incontrare un ragazzo e una ragazza che si fanno carezze, si scambiano baci, passeggiano con la mano nella mano, ci viaggiano in moto avvinghiati, giuro che non mi capita mai di scoprire sulla loro faccia un moto di malcelato disgusto, o fastidio, o anche solo di noia. Mi sembrano anzi, di vederli non solo allegri ma proprio felici! O non sarà che quando un Celentano vecchia maniera cantava
 
“siamo la coppia più bella del mondo / e ci dispiace per gli altri / che sono tristi / che sono tristi / e che non sanno più cos’è l’amor / il vero amore!”


stava anche lui cantando un suo travolgente amore omo?! Mi piacerebbe che qualcuno glielo chiedesse e che mi facesse conoscere la sua risposta. Senza correzioni (ma guarda tu a che genere di fantasticherie mi porta il mio grave imbarazzo di stomaco di un giovedì fa).
Torno dunque al servizio sull’orgoglio omo (sapete? io detesto gli inglesismi inutili, mi sembra che squalifichino la lingua di Dante, di Manzoni, di Calvino, di Lalla Romano e della Morante a un dialetto di provincia periferica dell’impero anglosassone). È stato lì che è cominciata la nausea: corpi maschili nudi – i tanga coprivano ben poco – corpi resi vischiosi, lucidi, viscidi dal sudore e da creme, schiume e altre diavolerie a me sconosciute; lingue come trapani che si agitavano dietro dentro le turgide pareti delle guance del partner, corpi in movimento ammiccanti, oscillanti, in preda a convulsioni e a tremori e compulsioni irresistibili. E le facce, o sì, le facce!: soddisfatte, orgogliose, felici, le facce di chi c’era, di chi poteva dire “io c’ero, e gliel’ho fatto vedere io cosa sa fare un omo quando ha la telecamera puntata su di lui, sulla sua lingua inguainata in un’altra bocca. E ero proprio io quel desso!”.
Ecco a questo punto il conato di vomito si è fatto irresistibile, ed è stato a questo punto che frate telecomando mi ha salvato dal peggio. Ma non dal ricordo. Quelle immagini m’hanno molestato a lungo, solo che a questo punto al disgusto s’è aggiunto il problema. Sarà davvero “un servizio al pubblico” (come ha protestato sguaiatamente Santoro contro Mastella) quello reso dalla sua trasmissione? Avrà davvero contribuito a far crescere la coscienza civile degli spettatori, dei giovani in particolare e magari dei ragazzi (il programma era in prima serata). Il problema starà davvero nei termini posti dal conduttore biondofinto: “riusciranno le immagini a far cadere il pregiudizio, o il pregiudizio cadrà solo quando riusciremo a vedere queste immagini senza sentirei turbati?”. Perbacco che profondità! Peccato che si escluda del tutto un’altra possibilità: che qui non si tratti affatto di un pre-giudizio, ma di molto altro. A lui, come a coloro che egli vuole proteggere e sponsorizzare con tanto malgarbo, sembra sfuggire che chi la pensa come me, per esempio, può benissimo non essere contrario ai Dico, perché sa bene che gli omo ci sono sempre stati, che ai tempi dei Greci e dei Romani l’amore omo (almeno quello praticato tra maschi) veniva considerato perfino più nobile di quello etero proprio perché eliminava l’anello debole (quello femminile) del rapporto erotico-amoroso. Anche chi era etero e omo allo stesso modo, poteva tenere quello omo in più alta considerazione dell’altro (come fu per Alessandro Magno). Ma qualcuno ci dovrà pur dimostrare che ritornare indietro di venti e rotti secoli sia un gran passo in avanti sulla via della civiltà!
Anzi! Forse sarà bene ricordare che anche allora certe faccende si sbrigavano nelle alcove, nei bordelli, o al massimo nelle orge, comunque sempre in circoli ristretti e comunque appartati. Oggi lo si fa in piazza alla presenza di vecchi e di bambini, nelle strade, sotto le finestre di chi, davanti a certe scene, potrebbe davvero anche vomitare.
Io ho detto da subito sì ai Dico, e lo ‘dico’ ancora. E agli omo ‘dico’ quello che direi agli etero: se lo volete fare, quando lo volete fare, fatelo in privato, quando siete fra voi, come tra lo loro lo fanno tutti gli uomini e le donne civili. Non è vero che tutto il privato sia pubblico. Grazie a Dio ci sono ancora sfere del privato che sono riservate e vietate al pubblico, sia quando è il pubblico a voler entrare nel privato, sia quando è il privato che decidesse di andare a defecare o orinare in pubblico. Dite che il sesso non è defecazione e orina? Lo so; ma lo si fa con gli stessi organi che servono per quelle funzioni. Dite che c’è anche la bocca? Appunto. La bocca serve anche per scatarrare e per vomitare. Capite perché anche il sesso può fare un po’ schifo e solo l’amore casto e segreto può renderlo “una cosa meravigliosa”?


a.sanlantoni@tin.it


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