di VITTORIO FELTRI


In arrivo più tasse per oratori, asili e case per anziani. Tagli al volontariato
Romano Prodi è impegnato a raschiare il barile fiscale. Con i suoi aiutanti di battaglia non trascura angolino dove raccattare spiccioli. È impressionante la sua avidità, la bramosia di denaro. E pensare che, indignato dai sospetti che gravavano su di lui, aveva giurato: no, le tasse no, neppure un euro in più dovranno pagare gli italiani. Per fortuna. Non si salva nessuno, neppure i preti, nonostante il premier si sia sempre professato cattolico praticante, e guai a contraddirlo. A dire il vero ultimamente la sua fede ha vacillato. Quando il Papa ebbe qualcosa da ridire sull’islam in una lezione universitaria tenuta in Baviera, e i musulmani reagirono scompostamente minacciandolo in vari modi, Mortadella fu sollecitato a prenderne le difese, ma non seppe balbettare nemmeno due parole all’altezza di un uomo di Stato. Gli sfuggì soltanto una battuta che forse voleva essere spiritosa ma risultò sconveniente: «A proteggere il Pontefice provvederanno le guardie svizzere; io cosa c’entro?». Gli stessi stupidoni di sinistra che ogni cinque minuti sfottevano Berlusconi definendolo imbattibile gaffeur, zitti, nessun commento alla fregnaccia uscita di bocca al presidente del Consiglio. Vabbè. Questo è solo un episodio per quanto rammemorativo. Un anno fa in effetti, mentre si discuteva del probabile programma dell’Unione, i radicali e i socialisti di Boselli (la Rosa nel pugno, insomma) gridarono ai quattro venti intenzioni bellicose: abolire i presunti privilegi fiscali della chiesa. Quali privilegi? L’otto per mille, tanto per cominciare. E via di seguito: l’Ici sugli immobili adibiti ad asili, scuole, ospizi, orfanotrofi, oratori, case-famiglia eccetera. Insomma, stabili non messi a reddito, bensì utilizzati a fini sociali, servizi indispensabili che il pubblico non è in grado di svolgere e che invece i preti, con pochi mezzi e grande impegno, sono capaci di portare avanti a dimostrazione che la buona volontà supplisce alla mancanza di fondi adeguati. Chiunque di noi è consapevole dell’insostituibilità della chiesa anche in parecchi settori extraspirituali. Per esempio l’assistenza agli anziani. Chi ha in famiglia vecchi genitori non più autosufficienti non sa a che santo votarsi: un turno completo di badanti comporta costi inaccessibili per redditi normali. E allora? Le cliniche pubbliche non accettano ricoveri a tempo indefinito; quelle private giustamente chiedono coperture finanziarie insostenibili alla massa. Quindi non resta che rivolgersi al parroco. O ti viene in soccorso lui o sei rovinato. Ebbene il tentativo di questo governo, così buono così delicato, è proprio quello di tagliare le gambe al signor prevosto imponendogli lo stesso regime fiscale previsto per chiunque. Se il progetto va in porto, facile capire che razza di guasti si produrranno nel tessuto sociale italiano, da sempre rammendato, rinforzato, tenuto insieme dal lavoro pressoché gratuito dei preti. Non è tutto. Va inoltre segnalata la cancellazione dal bilancio statale della voce finanziamento del volontariato. Basta, non più un soldo, né un piccolo rimborso spese a chi, terminato l’orario di lavoro, si offre a fare mille mestieri – gratuiti – in favore di chi sta male o peggio ancora. Complimenti, professor Prodi. E lei sarebbe di sinistra? Però come è ridotta la sinistra. Tuttavia in questa schifezza una componente educativa forse c’è: i numerosi preti che hanno votato Unione si renderanno conto di essere fessi?

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