L’EDITORIALE di VITTORIO FELTRI
 
Adesso anche nel centrodestra intendono fare le primarie; gli italiani non sanno di che si tratti non perché siano scemi, ma perché nel nostro Paese sono una novità. Qualcuno dice: una perdita di tempo, una farsa. Secondo noi, dipende da come si svolgono e da quali regole si adottano. Comunque è di rigore una osservazione: se nelle primarie si buttano quelli di sinistra, esse sono una buona cosa (nei commenti progressisti); se ci si butta la Casa delle libertà sono una burla. Prodi in particolare è andato giù pesante: Berlusconi non sarà capace di organizzarle. Chissà perché. Il discorso in realtà è un altro. La coalizione di maggioranza è nata per volontà del Cavaliere; lui ne è il leader, lui è il presidente del Consiglio, lui è il simbolo dell’anticomunismo, il punto di riferimento per milioni di elettori lontani un miglio dall’Unione. Pensare di buttarlo in fuorigioco sostituendolo con altri è di per sè una follia; e pensare di sostituirlo con Pier Ferdinando Casini, presidente della Camera e burattinaio dell’Udc, è addirittura da aspiranti suicidi. Difficile comprendere l’insofferenza e l’astio di una quota della Casa delle libertà per il “padrone”. Senza il quale molti di quelli che lo attaccano alle spalle sarebbero equiparabili ad alluvionati e terremotati. Immaginare di vincere le prossime elezioni politiche con un candidato premier diverso dal Cavaliere è come puntare allo scudetto con l’Empoli. Casini è l’Empoli della politica. Esiste forse nel centrodestra un volto nuovo cui affidarsi in luogo di Silvio? Fuori i nomi. Avanti con le proposte. Finora, silenzio assoluto. L’unico ad aver aperto il becco (a sproposito) è il solito Follini (nomen omen), sponsor instancabile del “bagnino di Cesenatico”, ex belloccio ora afflitto da maniglie dell’amore: Pier Ferdinando. Patetico. Nonostante tutti gli errori, il conflitto di interessi, l’incapacità di scindere gli affari personali da quelli istituzionali, Berlusconi è il capo indiscutibile del vecchio Polo. Dopo di lui, il diluvio. Chi desidera cacciarlo o è un imbecille o un autolesionista o un amico del giaguaro, anche se fatichiamo a identificare un giaguaro in Prodi, più somigliante a un lumacone ovviamente viscido e strisciante. A dire il vero, nella destra un uomo di spessore ci sarebbe: Gianfranco Fini. Nei sondaggi (…) sui leader maggiormente graditi dai cittadini egli figura da anni al vertice; ha molti più consensi lui di quanti ne abbia il suo partito. Quindi, se proprio il Cavaliere dovesse abdicare, il successore non potrebbe essere il supervalutato presidente della Camera bensì il presidente di Alleanza Nazionale. Il quale, in caso di primarie, avrebbe solo un avversario: il Cavaliere, logoro fin che volete ma dotato di infinite risorse anche finanziarie tali da garantirgli un enorme vantaggio su chiunque. Basterebbe avviare un’ulteriore indagine demoscopica per avere conferma che è così: Berlusconi e Fini hanno chance nella stessa misura, però il primo è ricco e vale di più al borsino dei candidati. Quanto a Casini, è già troppo la posizione occupata a Montecitorio per generosità del ricco di Arcore che egli disprezza per eccesso di ingratitudine. Facciamola finita, signorini miei, con certi deliri di onnipotenza; mettetevi in coda e abbiate pazienza, il vostro turno verrà; verrà se non distruggerete il lavoro di Silvio, e verrà se Silvio non avrà la presunzione di affrontare da sè il futuro e il presente. Ieri sul Foglio, Giuliano Ferrara ha scritto un bellissimo articolo sui meriti del Cavaliere. Un capolavoro. Ne condividiamo ogni riga tranne una, quella in cui si legge: è venuto il momento che Silvio, avendo vinto in ogni campo, passi la mano. Quale mano? Vedo in giro solamente manine (e manette). Purtroppo Berlusconi è indispensabile. Indubbiamente è stanco, ha smarrito la sinderesi, infila uno sbaglio dietro l’altro, non ha saputo allevare una classe dirigente, è fragile e forse bollito. Tuttavia è e resta il migliore o il meno peggiore. Con lui il centrodestra magari non vince, ma senza di lui perde di sicuro e si sfascia. Primarie o no, se non capite l’antifona, cari amici della Casa delle libertà, sarete sfrattati e fottuti. I progressisti di Prodi sono impresentabili, d’accordo, però voi senza papà Silvio potete andare solo a ramengo. E l’impressione è che ci andiate con l’entusiasmo di chi uccide i genitori per scipparne il patrimonio che non c’è.


 

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