Dopo Bastia, anche il Comune di Assisi con un’ordinanza vieta l’uso dell’acqua a scopo idro-potabile
Interessate pure le zone di Santa Maria degli Angeli e Tordandrea

BASTIA UMBRA – Prima Torchiagina, poi Bastia Umbra, ora pure Santa Maria degli Angeli e Tordandrea. Si allarga l’area dove i controlli effettuati dall’agenzia regionale per l’ambiente (Arpa) hanno evidenziato la presenza di tricloroetilene, un solvente meglio noto col nome di trielina, nelle falde dei pozzi. “La zona contaminata – spiega l’ingegnere del Comune di Assisi Stefano Nodessi che invita a non eccedere con gli allarmismi –si sviluppa lungo una direttrice larga circa 300 metri che si estende da via Micarelli, nel centro di Santa Maria degli Angeli (zona basilica), fino a Tordandrea. In particolare il pozzo che risulta più inquinato è situato in piazza Matin Luther King a Santa Maria degli Angeli”. Il Comune di Assisi ha quindi adottato un’ordinanza che vieta l’utilizzo dell’acqua dei pozzi privati a scopo idro-potabile nell’area in questione dove invece ne resta consentito l’utilizzo domestico. “Nell’ultimo periodo soprattutto nel territorio di Bastia abbiamo effettuato 108 campionamenti – spiega Fabio Mariottini dell’Arpa – e in 35 casi si è sforato il limite di 10 microgrammi di sostanza inquinante per litro d’acqua. Per la precisione in questi 35 casi si sono registrati in media dai 20 ai 30 microgrammi di trielina per litro”. L’ipotesi più accreditata circa le cause dell’inquinamento viene individuata nel versamento della trielina direttamente nelle fogne, da parte di lavanderie e/o officine meccaniche che fanno largo uso di questo solvente dal potere fortemente sgrassante. Le perdite del sistema fognario avrebbero poi fatto il resto, favorendo la contaminazione del territorio circostante. Sull’allarme pozzi inquinati interviene anche il Partito democratico bastiolo: “Da tempo sosteniamo che il fenomeno non riguardi solo Bastia, ma sia un problema comprensoriale ben più vasto. Ad oggi il nostro Comune non ha fronteggiato l’emergenza idrica in maniera efficiente. Lo dimostra il fatto che ad un anno dall’esplosione del caso non si è arrivati a definire la quantità di pozzi coinvolti dal fenomeno e continuamente si verificano nuovi casi. Inoltre alcune località subiscono disagi e danni ulteriori a causa della lontananza dalla linea dell’acquedotto”.di MASSIMILIANO CAMILLETTI

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