La vicenda degli agenti di polizia provinciale, negli ultimi mesi, assomiglia ad una vera e propria odissea.I numeri dicono che in quarantacinque hanno già trovato posto altrove. Ad esempio: in sei sono stati comandati alla polizia municipale di Perugia, altri 2 a Bastia Umbra, alcuni altri a Foligno, un paio hanno accettato di trasferirsi anche poco oltre il confine con la Toscana, a Cortona, alcuni all’Inps e altri all’Agenzia delle Dogane. Risultato: oggi alla Provincia di Perugia restano quarantanove agenti per venticinque posti. Tutti in attesa del matching della riforma Madia. E con gli inconvenienti del caso: alcuni dipendenti trasferiti ma non ancora definitivamente assegnati al nuovo ente ora con il secondo giro di accoppiamenti rischiano di finire scavalcati da altri colleghi.LA STORIA E nel tira e molla della riforma delle Province c’è anche la storia di un concorso per dirigente bandito nel 2010 e ancora incagliato nelle aule di tribunale. Ecco la storia: concorso bandito e concluso con un vincitore, poi il ricorso di chi non aveva vinto «perché la prova orale non era stata pubblica», quindi ripetizione della prova e vittoria dello stesso. Tutto bene? No. Perché nel frattempo quel posto da dirigente non c’è più per la riforma delle Province. Il vincitore non molla, va lui in tribunale (avvocati Francesco De Matteis e Carlo Franchi) chiedendo il posto, la Provincia si oppone (avvocato Isabella Sorbini). E ora i giudici del Tar spiegano che «se pur astrattamente» il povero aspirante dirigente avesse ragione, la questione tocca al tribunale civile.Federico Fabrizi

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