BASTIA VERIFICHE SUL CERTIFICATO DI RISCHIO
BASTIA UMBRA –FORSE QUEI CAVI dell’elettricità da cui è partita la scarica di 20mila volts che ha ucciso Adrian Cristea non dovevano essere a quell’altezza. Forse ci sarebbe già stata una richiesta di spostarli prima della tragedia avvenuta il 14 novembre scorso in un piazzale del mangimificio Grigi, in cui un operaio di una ditta esterna è rimasto vittima di un terribile infortunio che poi gli è costato la vita. E’ anche per accertare se la collocazione dei cavi non era a norma dunque che il sostituto procuratore Michele Adragna ha disposto nuovi accertamenti e ha delegato gli agenti del commissariato di Assisi e i tecnici della Asl, che intervengono in ogni infortunio sul lavoro. Non solo, secondo quanto emerge, in presenza di più aziende che operano in uno stesso sito, serve un particolare certificato di rischio. Gli ulteriori accertamenti puntano a verificare se c’era oppure no.
IL MAGISTRATO, in occasione dell’autopsia dell’operaio di origine rumena, aveva iscritto nel registro degli indagati il collega del deceduto, che manovrava l’autogru, e i quattro titolari delle ditte coinvolte, ovvero il mangimificio in cui è accaduto l’infortunio, la ditta che si era aggiudicata l’appalto per smontare e spostare alcuni silos, e le due ditte consorziate a cui era stato dato il subappalto. Adrian era morto dopo due giorni in cui era stato tenuto in vita dai macchinari in terapia intensiva. La mattina dell’infortunio, mentre insieme al collega spostava un silos, era stato investito da una potente scarica di elettricità che lo aveva folgorato.
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