Serie D – Marini fa le carte al campionato: «Almeno tre umbre in Eccellenza. I Falchi hanno fatto il loro ma…»
di SIMONE MAZZUOLI
PERUGIA – Lo guarda da fuori, con un pizzico di rabbia perché vorrebbe essere in mezzo alla lotta insieme agli altri protagonisti. Luciano Marini la serie D la conosce benissimo, segue costantemente il girone E e non vede l’ora di tornare in panchina. Con lui ci siamo fermati a parlare delle umbre, soprattutto. Ma anche di questo calcio che lascia sempre meno spazio all’esperienza e improvvisa. Questo, almeno secondo l’ex tecnico di Narnese, Foligno e Pontevecchio, il male principale del panorama dilettantistico.
Ma andiamo con ordine, e parliamo della vetta di questo campionato. «Avevo detto tre mesi fa – afferma Luciano Marini – che vedevo molto bene il Foligno. Il tutto, prima della sfida diretta contro la Pistoiese. Gli arancioni hanno la vittoria finale in tasca, non credo che ci possa essere più lotta. Però la squadra di Federico Nofri ha tutto per puntare alla piazza d’onore. Non so se poi, finisse così, si potrebbero ritenere soddisfatti. Perché gli obiettivi erano altri. Però contro un avversario cosi forte bisogna anche sapersi accontentare. Sono contento per come sta riprendendo il GualdoCasacastalda. Con gli aggiustamenti fatti a dicembre in attacco, l’arrivo di Majella e il ritorno di Tomassini, la squadra ha cambiato volto. In chiave playoff potrebbero essere la mina vagante. Perché vedo in grande calo sia la Pianese che l’Arezzo. In casa amaranto le continue pressioni e le contestazioni hanno condizionato eccessivamente la stagione. Per il resto, dispiace vedere così tante umbre soffrire».
La situazione di Mezzanotti come la giudica? «Quando un allenatore viene allontanato e vero che spesso non ha tutte le colpe, però a volte è giusto assumersi delle responsabilità. Non credo che l’Arezzo avesse l’organico migliore. E non credo che il tecnico abbia avallato tutte le scelte tecniche. Ecco, accettare una grande piazza ma non essere protagonista nelle scelte secondo me è un errore. Ed ecco che dico che se succede poi quello che succede bisogna sottostare a certe decisioni».
Dietro Deruta, Pontevecchio e Narnese faticano. Due di queste squadre le ha pure allenate…: «Dispiace ma, salvo miracoli, solo una squadra arriverà ai playout. L’importante per il calcio umbro è che chi ora è davanti, tipo Trestina, Bastia e Voluntas Spoleto non si faccia risucchiare. Al mio amico Beoni, con il quale ho fatto il corso a Coverciano, faccio un grande in bocca al lupo e invidio il fatto di poter allenare un grande talento come Noviello. Spero la riesca a far esprimere ai massimi livelli, perché un giocatore come Giorgio in serie D fa la differenza. E questo succede se la piazza gli starà vicino e la gente gli vorrà bene». Dopo tanti anni adesso è fuori. Non le è capitato spesso in oltre trenta anni di carriera. Anzi…: ” Mi dispiace tanto, perché nel calcio nessuno mi ha m ai regalato nulla. Ho allenato in Prima categoria, sono stato vent’anni nei settori giovanili. Oggi, che sono fuori, mi sento molto più preparato e voglioso di quando dieci anni fa ero a Foligno. L’esperienza è un valore aggiunto per chi sta in panchina. L’addio alla Pontevecchio mi ha bruciato parecchio, quando ero ad un punto dai playoff. Mai dissidi con il presidente Monsignori erano palesi. Oggi vedo tante squadre affidarsi a tecnici giovani, che allenano per due saldi, o perché portano sponsor o perché, cosa ancora peggiore, fanno tutto quello che dicono i presidenti. Io non sono cosi. E non voglio credere che il calcio vada in questa direzione».
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