Verso il processo d’appello – La famiglia di Samuele
«Non ci fermiamo di certo, finché non verrà alla luce la verità vera e non quella di comodo». Verità vera che, secondo la famiglia di Samuele De Paoli, morto il 27 aprile 2021 a Sant’Andrea delle Fratte, inizia con la constatazione che nell’auto del ragazzo non c’erano solo lui e Patrizia Pinheiro, come ricostruito e confermato dalla sentenza di primo grado, ma «in macchina erano in tre». Per questo, conferma l’avvocato della famiglia Marilena Mecchi, sono in corso indagini da parte della Procura generale, «dopo la presentazione da parte nostra di una querela». Mentre gli accertamenti di questo fascicolo vanno avanti, quello per omicidio preterintenzionale si avvia alla valutazione dei giudici di secondo grado dopo che l’imputata, Patrizia Pinheiro, è stata assolta dal gup. Come la difesa, che con l’avvocato Francesco Gatti, ha depositato una memoria in vista dell’udienza del 23 ottobre, anche l’avvocato dei familiari proporrà un proprio atto per focalizzare la propria posizione, anche alla luce delle nuove indagini: «Non crediamo alla legittima difesa, perché l’imputata è una persona fisicamente forte, con episodi violenti pregressi, come l’aver stretto al collo un cliente o aver mandato in frantumi un parabrezza. E contestiamo la ricostruzione che vuole l’aggressione essersi verificata nell’abitacolo». «A nostro avviso è avvenuta all’esterno dove il corpo di Samuele è stato rinvenuto la mattina dopo – prosegue l’avvocato –. Come ce lo confermerebbe il ritrovamento di alcuni oggetti personali dell’imputata. Non è stata legittima difesa ma un omicidio».
Luca Fiorucci
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