Secondo i tecnici si tratta di una basilica risalente all’XI secolo


Massimiliano Camilletti


BASTIA UMBRA- Non è una struttura romana quella affiorata dal sottosuolo l’agosto scorso durante i lavori di realizzazione di un parcheggio effettuati a Bastiola dagli operai della comunità montana Monte Subasio. La relazione tecnica della dottoressa Mazzasette e della dottoressa Manca della Sovrintendenza ai beni archeologici dell’Umbria spazza d’un colpo tutte le più suggestive ipotesi circa l’età dell’edificio circolare azzardate dai tanti archeologi fai da te spuntati come lumache all’indomani del rinvenimento. Si tratta probabilmente di una chiesa odi una piccola basilica cimiteriale risalente all’anno Mille. Le ricerche di archivio che verranno condotte dalla Sovrintendenza serviranno a fugare gli ultimi dubbi. All’esterno di questa struttura, che poggia sull’argilla e il cui diametro misura 15,70 metri, sono ben visibili tre tombe: una è in laterizio mentre le altre due sono state costruite in pietra. Durante lo scavo è stata rinvenuta anche una stele funeraria risalente al I secolo dopo Cristo che ora viene conservata in Comune. Appurato dunque che non si è di fronte ad una scoperta archeologica si tratta comunque di valorizzare un sito di indubbio interesse culturale. A tal fine, Comune di Bastia, Comunità montana e Sovrintendenza, intendono procedere quanto prima alla messa in sicurezza della struttura attraverso un intervento conservativo (sistemazione idraulica dell’area), per poi procedere al restauro vero e proprio. Nell’attesa che il progetto d’intervento venga redatto è tuttavia necessario, visto l’incalzare della cattiva stagione, provvedere da subito alla protezione della struttura avendo cura di utilizzare, per la copertura provvisoria, un materiale che garantisca la circolazione dell’aria. Una percentuale compresa tra il 30 e il 40 per cento del costo complessivo dell’intervento di restauro conservativo sarà sobbarcata dalla Sovrintendenza che provvederà a rimborsare il Comune soltanto dopo che questo si sarà assunto l’impegno di spesa. Il contributo della comunità montana sarà invece sotto forma di forza lavoro.

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