Piero Mignini, coordinatore provinciale di Perugia, è ottimista “Prima i programmi, poi i nomi”
“Il 90 per cento del quadro delle candidature è già definito”
“Non credo al terzo polo, forze politiche troppo frammentate”
“Aprire alle liste civiche? Se si condivide un programma perchè no?”
Lucia Baroncini
PERUGIA – Lui non va in vacanza. Vigila, fa la sentinella nel deserto ventilato della federazione di piazza della Repubblica. Ultimo piano, un continuo risuonar di campane e Piero Mignini in maniche di camicia. Il Pd del coordinatore provinciale non chiude per ferie. “Con tutte le cose che ci sono da fare”.
C’è lo statuto da partorire. Che fine ha fatto? Ancora vi state dividendo nella commissione di cui lei fa parte?
– “Intorno al 20 agosto sarà pronta la prima bozza, su cui ragionerà l’esecutivo regionale, e a fine mese quella definitiva. Poi la partecipazione e l’approvazione entro settembre. I nodi da sciogliere non sono tanti. C’è quello dell’organizzazione territoriale”.
Come venirne a capo?
– “L’opzione più probabile, per quanto mi riguarda, è la costruzione di un livello intermedio per politiche di area vasta, da costruire nei territori con il consenso delle Unioni comunali”.
Parliamo di federazioni?
– “No, saranno ambiti territoriali fra le Unioni comunali e il livello provinciale. Un po’ sul modello dei comprensori”.
Quanti ambiti?
– “Non possiamo pensare di frantumare il territorio umbro in dieci o dodici aree, il numero va ristretto. Sceglieranno le Unioni comunali e i Comuni che devono aderire. Ci sono aree interessate, come il Trasimeno, l’Orvietano, Foligno-Spoleto, Terni, zone dell’alta Umbria”.
Funzioni, tempi?
– “Il livello regionale deve costruire gli indirizzi politici, quello provinciale attuare le scelte, i livelli comunali e, dove ci saranno, quelli comprensoriali dovranno legare queste al territorio. Entro l’anno faremo i comprensori, con sedi e coordinatori”.
Ma c’è chi non la pensa così…
– “C’è chi vuol costruire, al posto dei due livelli provinciali, tre o quattro federazioni. Sì, ci sono opzioni diverse, ma piano piano mi sembra che il dibattito stia giungendo a sintesi”.
E come si risolve la questione del 10 per cento, cioè la quota di deroga per le candidature concessa dallo statuto nazionale?
– “Io sono per valorizzare le caratteristiche delle varie regioni. Del resto il Pd è anche un partito molto federale. Intanto indicheremo il meccanismo del limite dei due mandati. E’ necessario un notevole ricambio, il gruppo dirigente c’è ed è molto diffuso, il partito è bene organizato. Per quanto riguarda le eccezioni, ritengo che la politica debba avere la possibilità di scegliere, altrimenti se affidiamo tutto solo alle regole ingessiamo il dibattito costringendo la politica stessa ad abdicare al suo ruolo. Sono per alzare il 10 per cento e magari portarlo al 20”.
Deroga alla deroga. Ma a livello nazionale lo consentiranno?
– “Vedremo, discuteremo, ragioneremo. Del resto se pensiamo alle giunte delle grandi città umbre composte da nove persone, alla fine l’eccezione riguarderebbe un unico soggetto. Mi sembra poco. Insisto, regole benissimo, ma la politica se vuole svolgere un ruolo deve avere margini e forza per poterlo fare”
Le eccezioni hanno già la bandierina dei nomi e cognomi?
– “Io non sono appassionato alla discussione sui nomi. Ritengo che se in un Comune, dopo dieci anni di esperienza, ci sono alcuni che assicurano una forte capacità di governo, popolarità e consenso non capisco perchè vanno messi in discussione”.
Anche le primarie aspettano ancora il regolamento. La bozza c’è, ma pare non sia piaciuta alla segretaria Maria Pia Bruscolotti.
– “Non è che non sia piaciuta, si è tenuto a sottolineare che chi decide alla fine è l’assemblea regionale. La bozza non determina tutto, lascia spazio al dibattito. A me sembra una buona base di partenza, anche se mi pare risponda troppo pedissequamente al regolamento nazionale. Io sono per allargare le maglie della partecipazione Comunque, le primarie serviranno a scegliere le candidature dei sindaci delle città al di sopra dei 15mila abitanti e dei presidenti di Regione e Province. Non è esclusa la possibilità di primarie per i singoli consiglieri, ma la scelta appartiene alle città”.
E con gli alleati, vecchi e nuovi, come la mettiamo?
– “Su questa questione c’e una confusione enorme. Le primarie sono lo strumento che il Pd si dà per individuare e scegliere le proprie candidature. Poi, dove c’è l’accordo, si faranno con la coalizione. Le primarie sono uno strumento flessibile. Non possiamo imporlo a tutti, ma dove ci sono le condizioni cercheremo di farle con gli alleati”.
Non siete un po’ troppo in ritardo su tutti i fronti, compreso quello dei programmi?
– “Stiamo lavorando alacremente nelle città e ci sono ancora dieci mesi di tempo. I programmi del Pd sono la prima cosa da mettere a punto. Le città ci stanno già ragionando. Anche in questo caso il meccanismo è semplice: il Pd sceglie il programma e poi inizia gli incontri con le altre forze politiche Se il progetto sarà condiviso e sarà compatibile con i partiti che tradizionalmente compongono la nostra coalizione, ma non solo con loro, costruiremo le alleanze. Quello che non si può fare è immaginare di mettersi intorno ad un tavolo a prescindere dai progetti e dai programmi. Il Pd è pronto a confrontarsi ovunque, ma avendo bene in testa le sue idee e chiedendone la condivisione. Perchè si formi una coalizione i programmi devono essere condivisi, ma non stravolti. Non più cinquecento pagine dove ci mettiamo tutto perchè non siamo d’accordo, ma dieci questioni fondamentali sottoscritte da tutti, su cui prima discutere con i cittadini”.
In Umbria si aggira uno spettro, il terzo polo. Non è chiaro a nessuno, neppure ai presunti interessati, chi dovrà e potrà formarlo, però se ne parla con gusto. Lei ci crede?
– “La situazione è troppo frammentata perchè qualcuno riesca a costruire un terzo polo…”.
E le liste civiche? pare che nasceranno come funghi…
– “Il ‘rischio’, tra virgolette, di liste civiche è concreto. In molte città c’è una discussione accesa su molte questioni e questo può favorire la loro nascita. Associazioni, ma soprattutto comitati popolari. Io penso che moltissimo dipenderà dalla capacità di discussione e di programma che il Pd avrà. Se riusciremo a costruirli credibili, condivisi con i cittadini, penso che il problema delle liste civiche non ci sarà”.
In caso contrario?
– “Aprire a quelle che nascono e che non sono connotate ideologicamente. Se si condivide un programma politico chiaro, perchè no?”.
Alcuni democratici, come l’onorevole Bocci, sostengono che il Pd umbro è un partito autoreferenziale, senza più lo spirito delle primarie
– “E’ autoreferenziale perchè parla solo di candidature. Invece dobbiamo accantonare questa discussione e ragionare sulle candidature legate a cosa fare. Non è decisivo, anche se importante, chi sia il candidato, è decisivo il fatto che il candidato vada lì su proposta del Pd per realizzare questa cosa e quest’altra. Se la discussione la impostiamo così, tutto sarà semplice. Per quanto riguarda il rapporto con i cittadini, bisogna riconoscere che sono stati mesi difficili, le elezioni, la costruzione del partito. Quel rapporto che si è un po’ sfilacciato verrà presto rinsaldato”.
La segretaria Maria Pia Bruscolotti e il vice Wladimiro Boccali possibili candidati. Che ne pensa?
– “E’ evidente e del tutto legittimo che anche i massimi dirigenti del partito possano essere in piena corsa. Su Boccali candidato a sindaco di Perugia la discussione viene da molto lontano. Penso sia un po’ nella natura delle cose. Comunque, nel momento in cui verranno ufficializzate scelte di questo tipo sarà garantita la massima trasparenza”.
Lei non si candida?
– “Per me il problema non si pone”.
Farà il segretario regionale?
– “Io non mi candido a fare niente”.
Lei la butta sul facile: prima i programmi, da mettere a disposizione dei cittadini e della coalizione, poi l’individuazione del candidato migliore. Ma non è mica così semplice.
– “Lo so che non è semplice, ma se non la mettiamo così diventerà tutto enormemente più complicato”.
C’è chi dice che a ottobre voleranno gli stracci…
– “Ma perche? La discussione sulle candidature c’è sempre stata. Da questo punto di vista non c’è nulla di nuovo e ora le primarie aiuteranno a stemperare molte tensioni. Dobbiamo seguire la logica virtuosa che ho descritto. La scelta del candidato è l’ultimo dei problemi”.
Proviamo a comporre il quadro…
– “Non faccio nomi. Dico solo che per il 90 per cento il quadro è già definito. Tutti coloro che hanno fatto il primo mandato con successo restano…”.
A parte due o tre città…
– “A parte alcune città su cui è necessario riflettere. Insomma, non è il caos, la situazione è abbastanza delineata”.
Non c’è nulla di scontato nelle prossime amministrative. E’ ‘preoccupato?
– “Io penso che la forza del Pd oggi sia più ampia della somma dei partiti che lo hanno costituito. Nelle città non non solo possiamo riconfermare il dato delle politiche, ma andare oltre se facciamo quel tipo di percorso e mettiamo a disposizione una classe dirigente capace, responsabile, popolare. Ciò non esclude che in alcune città possiamo avere difficoltà. Basta prendere il risultato politico che in alcune realtà è in grande equilibrio. Ad esempio a Bastia, Gualdo Tadino. Intanto bisogna mettere in evidenza la qualità del governo che le giunte di sinistra hanno garantito in tanti anni. Poi va costruito un progetto chiaro e condiviso con candidature chiare e condivise che coinvolga i cittadini e metta insieme una coalizione oltre le tradizionali forze politiche, tenendo conto anche delle liste civiche. Se questo sarà i cittadini non potranno che confermare il loro consenso per il futuro. Io sono piuttosto ottimista”.
E non è poco di questi tempi.
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