La vittima è Filippo Limini di 24 anni. Il ragazzo è stato colpito da un pugno e poi una volta a terra investito con l’auto. La difesa: “Non l’avevamo visto”
Violenta colluttazione Al vaglio le testimonianze e i filmati ripresi con i cellulari
di Patrizia Antolini e Chiara Fabrizi
BASTIA UMBRA Per la morte di Filippo Limini tre ragazzi sono in carcere a Capanne. Dovranno difendersi dall’accusa di omicidio preterintenzionale e rissa aggravata. Dovranno spiegare agli inquirenti coordinati dal sostituto procuratore Paolo Abbritti e ai genitori del 24enne spoletino cosa sia accaduto in quel maledetto parcheggio fuori da una nota discoteca di Bastia Umbra. “Lo hanno ucciso per un parcheggo”, la versone di un testimone oculare,tra i migliori amici della vittima che non si dà pace per quanto accaduto.
I FATTI
A distanza di due giorni la pozza di sangue sull’asfalto non se ne va. Resta indelebile nell’area transennata dagli uomini del comandante dei carabinieri della compagnia di Assisi, Marco Vetrulli, nel parcheggio in via Giontella a Bastia Umbra. Lì dove all’alba gli amici di Filippo hanno atteso l’arrivo dell’ambulanza tra le lacrime. E’ sabato quando tutto si consuma: non sono ancora le 4 del mattino. Lo sballo del Ferragosto è appena iniziato, si balla, si beve e la notte sembra non finire mai. Sul parcheggio adiacente la discoteca bastiola due gruppi di ragazzi sta uscendo, sono bastioli e spoletini. Hanno tra i 19 e i 25 anni, una vita davanti.A questo punto tutto quello che succede diventa decisivo per ricostruire le ultime ore di Filippo. Per questo i militari stanno raccogliendo le testimonianze dei ragazzi presenti nel locale e alcuni filmati ripresi con i telefonini per mettere insieme i tasselli e ricostruire la rissa scoppiata nel piazzale pubblico. Due le versione contrapposte riportate dai due gruppi che arrivano alle mani, complici qualche bicchiere di troppo e gli animi surriscaldati. Nella colluttazione però accade il peggio: Filippo finisce a terra colpito da un pugno in faccia, raccontano alcuni testimoni. L’Opel Corsa, con a bordo i ragazzi albanesi, viene circondata dagli amici dello spoletino: l’auto viene accerchiata e presa a bastonate. E’ un attimo: spintoni, clacson,
urla davanti a decine di ragazzi. L’auto fa manovra e travolge Filippo, forse due volte. Il ragazzo resta a terra esanime. Non c’è più nulla da fare. IL TESTIMONE “Lo hanno ucciso per un parcheggio”. Questo ha riferito un testimone oculare e amico di Filippo Limini, il venticinquenne spoletino ucciso alle 3.15 della notte tra venerdì e sabato all’avvocato Alberto Maria Onori, che assiste la famiglia della giovane vittima,e anche ai carabinieri. “Secondo l’amico – ha ricostruito ieri il legale – Filippo dopo aver preso il pugno in faccia si stava rialzando da terra, ma in quegli istanti è stato investito dall’auto con a bordo i tre giovani” di 19, 20 e 23 anni. “All’interno della discoteca tra i due gruppetti di ragazzi non c’è stato alcun dissapore – spiega Onori sulla scorta del racconto dell’amico del del venticinquenne morto –ma nel parcheggio i tre giovani avrebbero chiesto a Filippo e agli spoletini di spostarsi per farli uscire dal parcheggio, con la vittima e gli altri che gli avrebbero risposto che c’era spazio per la manovra. Da qui – va avanti l’avvocato – sarebbe nata la lite, con Filippo che ha preso un pugno in faccia ed è volato a terra, ma nel momento in cui l’auto stava uscendo dallo stallo di sosta Filippo, secondo la testimonianza dell’amico, si stava rialzando da terra. E’ a quel punto che è stato investito e soltanto dopo sono scattati i danni all’auto dei tre giovani, con uno degli amici che lo ha rincorso e gli ha rotto i vetri”. Poche ore dopo i carabinieri hanno rintracciato i tre ragazzi bastioli, di origini albanesi ma residenti da anni in Umbria, nelle loro abitazioni. Nelle prossime ore dovranno spiegare come sia accaduto che da una serata di festa, un loro coetaneo sia morto in un parcheggio.
Spoleto sotto choc, il padre: “Voglio giustizia per mio figlio”
Il sindaco: “Clima di violenza, vicini alla comunità di Pompagnano”
di Chiara Fabrizi e Filippo Partenzi
SPOLETO “Siamo distrutti, speriamo solo che la giustizia faccia il suo corso”. Non va oltre e aspetta gli sviluppi investigativi, Graziano Limini, papà di Filippo, il venticinquenne spoletino ucciso nella notte tra venerdì
e sabato fuori da una discoteca di Bastia Umbra dopo una rissa per futili motivi, sembrerebbe a causa di una manovra di parcheggio. Filippo nelle prime ore di Ferragosto, dopo una serata con gli amici, è stato colpito da un pugno e poi investito da un’auto guidata da Brendon Kosiqi, 19 anni, con a bordo Denis Hajderlliu, 20 anni, e Kevin Malferteiner, 23 anni, nati e cresciuti in Italia, che poi si sono allontanati con la vettura molto danneggiata,compreso il lunotto posteriore in frantumi: tutti e tre sono reclusi nel carcere di Capanne con l’accusa di omicidio preterintenzionale e rissa aggravata. Spoleto è da due giorni sotto choc per l’uccisione di Filippo, uscito con gli amici per festeggiare il Ferragosto e morto sull’asfalto per futili motivi. Di “insensata efferatezza che manifesta le possibili conseguenze di un clima di violenza diffuso e cieco, contro il quale tutta l’Umbria deve insorgere”, ha parlato il sindaco di Spoleto Umberto De Augustinis, esprimendo “sconcerto e dolore di fronte all’omicidio del giovane concittadino, che oggi piangiamo in tanti, compresa l’amministrazione comunale che si stringe intorno alla comunità di Pompagnano”, frazione in cui risiedeva Filippo Limini con la famiglia. Un giovane appassionato di caccia, protagonista della Corsa dei Vaporetti e ricordato come “un ragazzo semplice, una persona perbene”. Dal duomo l’arcivescovo di Spoleto-Norcia ha ammonito “il progressivo e tragico imbarbarimento sociale”, caratterizzato da “gente che sembra come impazzita: di fronte a tali gesti disumani – ha detto monsignor Renato Boccardo – si resta senza parole, ma non si può rimanere indifferenti e inerti”. Dalla diocesi di Assisi il vescovo Domenico Sorrentino invoca “una riflessione necessaria nella Chiesa e nella società”, rilevando che “come siano andate le cose, lo stabilirà la magistratura, ma intanto un ragazzo è morto e resta il fatto che, ancora una volta, nel clima di un divertimento spericolato, in cui è così facile portare le emozioni all’inverosimile, forse sotto l’effetto di alcool o altre sostanze, può succedere di tutto ed è su questi livelli di imbarbarimento che ci dobbiamo interrogare tutti”.
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