Comunicazione-choc. I sindacati: «Perderanno il posto 68 operai»
— PERUGIA —
LA NOTIZIA, in un momento in cui l’Umbria imprenditoriale è già in affanno a causa della crisi che ha investito la Merloni e dello scandalo Appaltopoli, arriva come un pugno nello stomaco. Il gruppo Mignini-Petrini, uno dei maggiori in Italia nel settore dei mangimi di qualità, ha annunciato infatti la chiusura di tre dei suoi sei stabilimenti nel corso di un confronto con i sindacati, che si è svolto ieri nella sede della Confindustria di Perugia. Le organizzazioni sindacali sono subito passate alla mobilitazione, dichiarando lo stato di agitazione . Il 17, invece, è stato indetto lo sciopero di tutto il gruppo. La Cgil ha reso noto che il provvedimento riguarda le strutture di Bastia Umbra, Padova e Bari. «Una decisione che, in termini occupazionali, — ha riferito ancora il sindacato — significherebbe la perdita del posto per 68 lavoratori (sui circa 160 del gruppo), di cui circa la metà in Umbria.
«IL FATTO più grave — afferma Roberto Montagner, segretario nazionale Flai-Cgil e coordinatore del gruppo Mignini — è che l’azienda si è presentata senza l’ombra di un piano industriale, che al contrario noi avevamo chiesto da diverso tempo. Il sindacato è preoccupato non solo per chi rischia direttamente il posto di lavoro, ma anche per coloro che rimangono, vista l’assenza di prospettive». Durante il vertice in Assindustria i dirigenti del gruppo hanno parlato di calo di volumi del mangimificio, conseguenza della crisi del comparto alimentare che sta avendo ripercussioni pesanti in tutta Italia.
QUALE FUTURO dunque per gli stabilimenti e per l’area Petrini? Se all’inizio del 2008 c’erano ancora incertezze non solo per le trasformazioni che ha avuto il gruppo industriale negli ultimi anni, ma perché la fusione del marchio Petrini-Mignini, formalizzata a gennaio non era stata finora accompagnata da un piano industriale, ora i punti interrogativi trovano una risposta secca. A primavera lo stabilimento potrebbe chiudere i battenti.
REAZIONI LA PREOCCUPAZIONE DEL SINDACO
«Un fulmine a ciel sereno»
— BASTIA —
UN FULMINE a ciel sereno è stato l’annuncio che il mangimificio Petrini chiuderà i battenti nella prossima primavera. La notizia in poche ore è rimbalzata da Perugia a Bastia, dove gli amministratori comunali dormivano sonni tranquilli. «E’ stata una sorpresa sgradita — è il primo commento del sindaco Francesco Lombardi (nella foto con Mignini)— e anche inaspettata, che smentisce gli impegni che il gruppo aziendale aveva preso con noi lo scorso dicembre. Dalla fusione Mignini-Petrini, partita a gennaio, ci attendevamo un rilancio dell’attività dei mangimi, dal momento che quella del Molino Petrini andava piuttosto bene».
AVVISAGLIE di problemi, però, non sono mancate: lo scorso agosto, infatti, gli uffici amministrativi di Bastia sono stati smantellati con gli impiegati trasferiti nella sede di Petrignano di Assisi. La decisione è pesante sull’occupazione con l’annuncio di 30 esuberi (18 operai, 4 impiegati e 8 agenti di commercio) e pesantissima sul piano economico, perché a risentirne sarà il notevole indotto e anche la comunità locale che in tal modo perde uno dei principali siti industriali.
m.s.
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