MATTIA MENICHINI è stato fermo un anno per colpa di un grave infortunio al flessore. «Mi ha operato Sakari Orava, lo stesso luminare che intervenne sul tendine di David Beckam»
Perugia-MATTIA Menichini. O per meglio dire «Il bomber d’epoca». Non perché sia vecchio. Anzi, con lui in circolazione, la tassa continuano a pagarla le difese avversarie. Con il gol realizzato su rigore sabato scorso, nell’anticipo contro l’Angelana, il puntero del Bastia ha firmato la rete numero 200 in carriera. «Peccato sia servita a poco», commenta subito il 34enne attaccante folignate (nella foto), andato a segno in tutte le categorie dalla C1 all’Eccellenza, con le maglie di Olbia, Arezzo, Cittadella, Sangiovannese, Andria e Aversa Normanna fra i Pro, Foligno, Pozzo, Nestor, Cannara, Tiberis, Cagliese, Aprilia, Sambenedettese, Deruta, Flaminia, Zagarolo, Trestina, Subasio, Figline e Bastia tra i dilettanti.«E QUALCHE gol – continua Menichini – spero ancora di continuare a farlo…». Intanto sono 9 quelli timbrati in questa stagione in maglia biancorossa. «Ma potevo fare meglio». L’umiltà prima di tutto per il bomber che mentre parla tira fuori dal garage la sua Pontiac Firebird del 1972. «Sono sempre stato un appassionato di auto e moto d’epoca e appena ho messo qualche soldo da parte mi sono comprato una Pontiac Firebird e una Guzzi Cafè Racer». Per la gioia di sua figlia Anita. «Infatti vado a riprenderla all’asilo con la macchina d’epoca, come dice lei. Appena mi vede sorride e sale tutta soddisfatta e aspetta il rombo che fa quando partiamo». Mentre sua moglie Valentina «mi dice sempre di rivenderla perché occupa troppo spazio in garage». Ma a casa Menichini ormai comanda Anita, il gol più bello del buon Mattia fuori dal campo, mentre per risalire al gol più bello nel rettangolo verde bisogna tornare indietro al 2002-2003 con la maglia del Cannara. «Campionato di Eccellenza, tripletta allo Spoleto con una prodezza balistica: destro al volo su assist di Piccioni. Ho giocato il jolly quella volta». Intanto il cancello di casa si chiude e Mattia saluta i suoi due Amstaff. «Definirli cani è riduttivo – sorride il bomber -. Come si chiamano? Gaetano e Nina. Gaetano ce l’ho dai tempi della Sangio. Dormiva in camera con me e da allora ho imparato a prendere sonno anche se uno russa».SONNI tranquilli che il bomber invece non dormiva all’Arezzo con Antonio Conte in panchina. «Era alla prima da allenatore ma si vedeva subito che sarebbe arrivato: un martello. Dopo le amichevoli estive portava tutti in aula magna e faceva rivedere il filmato per analizzare gli errori, fermando l’azione ogni due minuti. Floro Flores si addormentava sempre…».
Nicola Agostini
Nicola Agostini
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