SONO DECINE i casi di disagio sociale che il Comune deve fronteggiare ormai da anni, da quando il fenomeno dell’immigrazione è una realtà con cui misurarsi quotidianamente. La vicenda della famiglia di Massimo S., napoletano di origine con moglie che lavora saltuariamente e quattro figli minorenni a carico, è eclatante, perché dopo cinque anni d’attesa di un’abitazione popolare si trova fuori della graduatoria. «La mia è una situazione disperata — fa presente Massimo — perché oltre ad un debito di migliaia di euro accumulati, le bollette di acqua gas e luce inevase, non ho neanche la prospettiva di un alloggio sicuro». Abitano in un appartamento privato in affitto, pagano 550 euro al mese, ma si trovano appunto fuori graduatoria: sostiene il capofamiglia, per un presunto inganno. Lui aveva presentato la domanda nel 2001 arrivando decimo nella speciale «classifica» per l’assegnazione di appartamenti di edilizia pubblica. Poi, nel 2004 avrebbe ricevuto dal Comune una telefonata che lo informava di stare tranquillo perchè sarebbe rientrato nella «scrematura» successiva. Dalla graduatoria del 2005, invece, è stato escluso perché non risulta aver fatto regolare domanda. «Sono stato ingannato — dichiara Massimo — e se le autorità non interverranno, il 23 aprile mi darò fuoco davanti alla residenza municipale».
m.s.

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