Bella umbra condannata a sette mesi dal giudice di Arezzo per truffa
CORTONA – Così bella da far girare la testa, fino al punto da far rimanere fregati. Una giovane e avvenente umbra – salita pure sulla pedana delle selezioni di Miss Italia – è stata condannata per truffa e sostituzione di persona. La donna ha rifilato in un negozio di Camucia un assegno clonato, carta straccia cioè, e col più classico degli imbrogli si è portata a casa due oggetti di limoges e circa 200 euro in contanti. Sette mesi di reclusione con la condizionale, più 200 euro di multa: è questa la pena inflitta a S.B., classe 1973, nativa di Marsciano ma residente a Bastia. Una splendida ragazza – bel viso, fisico da modella – che ha però negato la sua presenza davanti al giudice monocratico Cosmo Crolla e al pm Francesco Bianchi. E’ stata processata in contumacia. I fatti sono del 2002 e la parte offesa è un negozio di articoli da regalo e argenteria di Camucia. Qui la donna si presentò interessata ad un acquisto. Comprò i due pezzi, per circa 240 euro e al commerciante consegnò un assegno da 450 che, ad un controllo più accurato, è risultato un “bidone”. A tradire il commerciante è stata, dicono gli inquirenti, proprio la bella presenza della cliente. Uno stratagemma, ritengono gli investigatori umbri e toscani che si sono occupati del caso. Pare che la miss fosse specializzata in questi raggiri. Una pedina mossa sapientemente da un’organizzazione che operava su vasta scala Umbria, Toscana e Lazio. Il giochetto era questo: veniva presa una persona compiacente che emetteva un assegno circolare e faceva finta di perdere il documento d’identità. L’assegno veniva poi clonato, con la variazione dell’importo: 25 euro, ad esempio, diventavano 250. Poi scattava la seconda fase, quella delle truffe vere e proprie, affidate per l’esecuzione a giovani e belle ragazze. La miss umbra – difesa d’ufficio dall’avvocato Carlo Monni – è finita nei guai anche per sostituzione di persona e falso. Per cambiare l’assegno, infatti, si spacciava per un’altra persona, mostrando la patente di guida smarrita sulla quale aveva appiccicato la sua foto. Il nome del proprietario del documento, Omero Ligas, era stato ritoccato in un improbabile Omera Ligasi.
Luca Serafini
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