INCOSCIENTI

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 di RENATO FARINA



Tra una settimana la carta intestata visibile qui accanto diventa sacra. C’è scritto “Ministero dell’Interno”. Da quel momento è ufficiale. Cretini subito. Non parliamo solo dei politici dell’Unione. Cretini noi che li lasciamo in sella. Incoscienti in blocco questi ministri che aprono allegri porte e finestre a qualunque delinquente o mascalzone si affacci dalle nostre parti. Il foglio citato contiene disposizioni alla polizia di frontiera. Con tanto di timbro si obbligano le forze dell’ordine a chiudere un occhio anzi due dinanzi a chiunque bussi alla nostra porta. Una sbirciatina al passaporto e via. Chi s’è visto s’è visto. Comincia tra una settimana questa fiera dell’ingresso nel Paese dei Ciula (traduzione: fessi) che siamo noi: tutto facile, gratis e senza controlli. Chiunque, da qualunque Stato e qualsiasi fedina penale abbia, purché abbia un visto turistico o similare, ottenibile in automatico dai nostri consolati, potrà perdersi nei sottoboschi delle città, in piena legalità. Siamo a questo. Non si tratta della nuova legge sull’immigrazione: essa intitolata FerreroAmato è ancora in fieri. A far danni basta e avanza la norma sull’ingresso temporaneo di stranieri. È stata costruita (lo dimostra in altro articolo il nostro Francesco Ruggeri) da una brigata di folli: peccato che ci governano. Ci espone a rischi pazzeschi aprendo varchi favolosi a chi faccia di casa nostra una specie di nido del cuculo, dove posare per disegni di terrore la sua covata di criminali o di terroristi. Nell’ipotesi migliore sarà il Bengodi per furbastri. Siamo i soliti allarmisti? Ditelo a Veltroni a Roma. Fummo sommersi dalle critiche quando prevedemmo, sul finire dell’anno scorso, l’ingresso in massa dei rom provenienti da Bucarest e dintorni, con problemi giganteschi per noi e per loro. Ci hanno dato degli xenofobi. Finché sono stati gli stessi sindaci diessini – dopo averci guardato con commiserazione – a correre in Romania per cercare di bloccare il flusso inesorabile che, tra tutti i Paesi d’Europa, sfocia proprio in Italia. Il perché è ovvio: da noi tutto è consentito. Chi pianta le tende, poi anche se fannullone, perché dovrebbe spostarsi: le sovvenzioni non finiscono mai. È l’ideologia della irresponsabilità travestita da bontà. Rieccoci ora a denunciare questa incresciosa falla legislativa. Lo facciamo sperando che il ministro Giuliano Amato, il quale proprio in questi giorni si è distinto per l’elogio del burqa, si ricordi che è meglio prevenire l’ingresso di potenziali terroristi, piuttosto che essere bravi dopo a scoprire scuole di kamikaze in cittadine sovrappopolate di immigrati musulmani. È stato questo il caso della moschea in provincia di Perugia dove si insegnava ai bambini l’arte del tagliagola e si mescolavano intrugli per bombe sporche. Gli ingressi vanno vigilati al massimo. Logico che debba essere possibile visitare l’Italia per turismo, senza pregiudiziali di religione o di etnia. Le due cose non per forza sono in contraddizione. In America fanno entrare gli studenti, e ci vuole un passaporto leggibile elettronicamente, poi controllano denari, residenza, luogo di permanenza, biglietto di ritorno. Ti fotografano infilandoti la faccia nel loro cervellone e ti prendono le impronte. Invece da noi, basterà l’autocertificazione: sono qui, sono una brava persona, vi garantisco che torno a casa entro tre mesi, se dubitate mi offen- do. La polizia neanche l’impronta del mignolo può chiedere: sarebbe razzismo, guai. Ma andate a quel paese. Anzi, no: perché a noi non ci fanno entrare, solo il nostro è così. Seguiamo il simpatico viaggiatore tipo, inviato qui dalle mafie. Visto turistico. E poi? Ciao, piccirimerlo. Facilissimo buttar via il documento, infrattarsi negli infiniti territori di periferia dove nessun poliziotto osa domandare un certificato. Tra sette giorni, quando entrerà in vigore il documento che vi abbiamo proposto, non ci sarà neanche bisogno di avere un qualsiasi permesso di soggiorno temporaneo, né una residenza, né il nome di chi ti ospita e si prende la responsabilità. In qualsiasi altro Stato prova a ospitare uno straniero, il quale non ritorni a casa sua in tempo utile: ti fanno perdere la voglia di simili scherzi. Da noi, perché mai uno dovrebbe essere leale? Conviene restare e far finta di niente. Nessuno ti può rintracciare. Non c’è foto, non c’è il segno del polpastrello. Oh come siamo furbi, oh come rispettiamo i diritti umani. Ma quale diritto umano è farsi prendere per il didietro? Già adesso nessuno rispedisce a casa i clandestini, ora, con la divulgazione di questa novità da bagonghi, non val neanche la pena di fermarne il flusso. Al massimo si potranno mettere dei semafori, perché quelli che arrivano da Est non si scontrino ai posti di frontiera con quelli che si accalcano da Sud, mica che si facciano male. Che pena. Non c’entra l’amore o la diffidenza per lo straniero o per il diverso. Qui c’entra l’incoscienza pura, con risvolti di involontaria complicità criminale. La voglia di attirarci in casa chiunque è in realtà una politica precisa della sinistra comunista. E Amato-Prodi per tenere buoni costoro si sono attrezzati. La morale? In Italia siamo specialisti nel regalare la corda a quelli che ci impiccheranno. Anche se non la volessero, quasi quasi li obblighiamo a mettercela al collo. C’è una legge voluta dal governo Prodi che oltre alla corda fornisce ai boia, gratis e con tanti complimenti, anche il sapone. Avanti clandestini nel Paese dei deficienti.

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