IL DIBATTITO
La base non vuole che le scelte vengano calate dall’alto
Ci sono Comuni a rischio. Rebus dei candidati e delle primarie
— PERUGIA —
COSA RIMANE dopo la carrellata dei confronti fra il vertice provinciale del Pd (Alberto Stramaccioni) e i dirigenti dei possibili alleati di centrosinistra? Affiora — si direbbe — la paura pidiina di competere senza adeguati supporti in Comuni a rischio (come Bastia, Spoleto, Marsciano, Gualdo Tadino) ed il sospetto di ballottaggio in città fondamentali come Perugia e Terni. Stramaccioni, che è navigatore di lunga esperienza, annusa cosa significherebbe ‘ballottare’ all’interno di platee elettorali magari distratte o non coinvolte in prima istanza. Per questo a tutti gli interlocutori ha detto chiaro e tondo che la cordata s’ha da fare anche sulla scorta di reciproci sacrifici. Partendo dalla garanzia di arrivare a candidati condivisi. E a quelle delegazioni che gli hanno detto di non accettare le corse in avanti delle autocandidature affiorate qua e là per il territorio provinciale, ha chiarito che il suo partito cercherà con energia le condivisioni.
E’ già precisato, comunque, che laddove il candidato Pd non fosse accettato dai partner e qualora non fosse frutto del parere compatto del suo partito, le primarie di coalizione aprirebbero lo spazio dei consensi o dei dissensi sia schierando un candidato per ognuna delle forze in campo, sia consentendo agli altri soci di mandare in trincea un loro concorrente unitario, capace di raccogliere anche le adesioni degli scontenti Pd.
Domanda: ma l’équipe-Stramaccioni o, in senso più lato, il ‘gruppo umbro Bruscolotti’ quanto potere decisionale ha nella scelta dei candidati sindaci? La sortita perugina di Giacomo Leonelli (responsabile comunale) ha già annunciato che i locali non sono disposti a farsi guidare dall’alto. Rivendicano, cioè, la loro autonomia. Un ammonimento che — si dice — avrebbe imposto a Stramaccioni una contromossa tutt’altro che banale: «Benissimo, tirate fuori il vostro o i vostri nomi, e poniamo il tutto al vaglio, non solo del nostro partito, ma anche dei partner che, sollecitando innovazione, patto etico e discontinuità, desiderano correre al nostro fianco». Una replica, questa, tanto solenne quanto perentoria. Come dire: «Decidete, se volete, ma non pensate di tirar fuori la carta soltanto alla vigilia della primarie (8 o 22 febbraio). Metteteci in condizione di discutere fra noi e con gli altri».
Commento di un dirigente: «L’urlo perugino vale, nel contesto complessivo, come quello di una Pro-loco che pretendesse di prescindere da interessi generali e superiori».
Insomma fra qualche giorno — diciamo entro dicembre — i rappresentanti cittadini del partito si sentiranno in qualche modo obbligati a uscire all’ aperto in modo che la partita complessiva si possa giocare a carte scoperte.
Gianfranco Ricci
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