I due imprenditori hanno rilasciato dichiarazioni al giudice e poi chiesto il rito abbreviato. Si torna in aula il 24 giugno
Gli amministratori dell’azienda: fallimento partito da un “errore”del curatore
BASTIA – Una nuova perizia sui libri contabili della Hemmond. Per verificare quello che i due amministratori dell’azienda bestiola, Mario Colonnesi e Arnaldo Incontri, hanno definito un errore che ha dato origine a quell’ammanco, diventato poi capo di imputazione.
Nuova puntata della vicenda giudiziaria del fallimento Hemmond. Con la costituzione di una nuova parte civile, un imprenditore che stava per diventare socio proprio quando venne dichiarato il fallimento, e le dichiarazione spontanea dei due imputati principali. Che hanno spiegato al giudice per le udienze preliminari, Marina De Robertis, il perché del presunto errore commesso dal curatore fallimentare. Secondo la loro ricostruzione, il curatore avrebbe considerato, nei conti degli acquisti effettuati nel 2002 anche merce che, invece, farebbe riferimento a operazioni del 2001 e che non è stata trovata. Di conseguenza, sostengono, si è evidenziato l’ammanco che compare nell’ipotesi di bancarotta fraudolenta sostenuta dal pm Sergio Sottani: 14 milioni di euro corrispondenti al materiale che, stando all’accusa, sarebbe stato sottratto, 10 milioni indicati come proventi della vendita della merce stessa, per un totale di 24 milioni.
I due amministratori sono difesi dall’avvocato David Brunelli, che ha chiesto per loro il rito abbreviato condizionato proprio alla perizia che è stata richiesta. Il giudice ha fissato il 24 giugno come data per il conferimento dell’incarico a un consulente. Che rifererà, nel tempo fissato presumibilmente in 90 giorni, sugli esiti. Sarà tempo poi delle discussioni, l’avvocato Brunelli chiederà l’assoluzione, nella convinzione che la perizia potrà dimostrare l’esatta evoluzione dei conti e l’assenza dell’illecito contestato. Oltre ai due amministratori della Hemmond, sono imputati il commercialista Marco Versiglioni, accusato di avere simulato dei crediti che invece erano stati già pagati, l’ex dipendente Mario Momi, indagato per avere fatto sparire del materiale dopo il fallimento, e l’imprenditore Roberto Ferrante che aveva preso in affitto l’azienda dopo la dichiarazione di crac, accusato di truffa e appropriazione indebita.
La sua posizione (è difeso dall’avvocato Delfo Berretti) sembra essere più defilata, in particolare dopo le dichiarazioni del curatore fallimentare, sentito nella precedente udienza, che ha spiegato come tutte le operazioni poste in essere dall’indagato erano eseguite su ordine diretto e al fallimento non è venuto a mancare nulla. Gli altri imputati sono difesii dagli avvocati Donatella Tesei, Fernando Mucci, Augusto La Morgia, Marco Angelini, Maria Mezzasoma e Gianluca Gaudenzi.
L. F.
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