FRULLATO DI PRODI

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 di VITTORIO FELTRI


Tradizione rispettata. La vittoria elettorale della ex Casa delle libertà ha tanti padri; la sconfitta dell’Unione è orfana. I protagonisti dei due schieramenti si affannano per accreditarsi meriti o per inventare scuse. Spettacolo indecente, cui il popolo (ormai il sostantivo è una parolaccia) assiste sbigottito e senza comprendere. La sinistra è cotta e la destra frigge. Né l’una né l’altra si rendono conto dell’inutilità della polemica visto che i problemi del Paese rimangono insoluti da anni e anni, indipendentemente da chi comanda. 1) Silvio Berlusconi alla vigilia delle amministrative (parziali), avendo annusato il vento favorevole, dichiarò impavido anzi imprudente: se va come suppongo, cioè se il successo sarà nostro, mi recherò al Quirinale e chiederò votazioni politiche anticipate. Il successo c’è stato, il Cavaliere corre da Napolitano, beve il tè, scambio di sorrisi e salamelecchi. Risultato, zero. Ovvio. Le amministrative sono amministrative e basta. Per essere importanti sono importanti, ma riguardano i Comuni e le Province; col governo di Roma non c’entrano un ette. Hanno pur sempre una valenza politica, nel senso che indicano il trend del Paese; però da qui a dire che determinano la stabilità o la crisi dell’esecutivo ce ne corre. Nessuno lo sa meglio di Berlusconi, il quale quando era a Palazzo Chigi perse tutte le consultazioni: amministrative, regionali, europee; e non si mosse dalla cadrega. Motivo: ho la maggioranza in Parlamento e non me ne vado; aspetto la scadenza naturale della legislatura. Aveva ragione. E se aveva ragione lui a non confondere il voto nazionale con quello locale e con quello continentale, non può avere torto – adesso – Prodi se fa la medesima cosa. Quindi ha sbagliato il Cavaliere ad annunciare fuoco e fiamme pur nella consapevolezza che non avrebbe acceso nemmeno un fiammifero. Ora sarà costretto a fare macchina indietro e a giustificarsi o a sorvolare. Non è bello. Certe sparate servono solo a creare attese destinate a trasformarsi in delusioni. Seminare scontentezza non giova a nessuno, specialmente al seminatore. 2) Sia come sia, la sinistra si è beccata una batosta che era nell’aria. Prodi ha governato male un anno e ciò ha avuto una ricaduta anche sulle elezioni amministrative. Questo è fuori dubbio. Ma bisogna considerare una costante: la coalizione che al momento regge l’esecutivo paga pegno nelle consultazioni intermedie. La teoria: “piove governo ladro” vale per qualsiasi maggioranza. Valse per la Casa delle libertà; è valsa per l’Unione. Che in aggiunta ha commesso troppi errori. Per tutta la durata della legislatura precedente, essa puntò il dito contro Berlusconi imputandogli ogni guaio (presunto): l’Italia è sull’orlo della catastrofe, rischia l’emarginazione, è sbertucciata a ogni livello internazionale, è stata declassata, i poveri sono sempre più poveri, gli stipendi sono miserelli, i pensionati sono in agonia, l’economia non tira, il Pil è fermo, la democrazia è in pericolo. Poi, è noto, il centrosinistra la spuntò per una manciatella di voti e Prodi attaccò a governare. Trascorre un anno durante il quale i cittadini aspettano la svolta, fiduciosi. Invece non è cambiata una virgola. La vita dei compatrioti è sempre la medesima, grama, col dramma di una tassazione pesante, vedi aliquote e addizionali, imposte di ogni genere. I ricchi non piangono, al massimo si incazzano. E le classi deboli continuano a essere deboli, se non debolissime. Le privatizzazioni sono una burla, robetta che non incide sull’economia. Le banche spadroneggiano. A questo punto si fanno le somme e il saldo è negativo. Prodi non solo non ha compiuto il miracolo; ha peggiorato la situazione. Ergo, abbasso Prodi. E abbasso la politica, incapace com’è non dico di risolvere un problema che sia uno, ma anche solo di affrontarlo. Le pensioni, nisba. La Sanità, nisba. I Dico, nisba. I treni, nisba. Le autostrade, nisba. Gli aerei, nisba. Case popolari, nisba. Il Tfr (liquidazioni) letteralmente scippato ai lavoratori. I conti correnti, cari, carissimi. E il tesoretto, dov’è il tesoretto? I miliardi dell’extragettito (prelevati in sovrappiù ai contribuenti) sono 25. Ventitrè sono stati utilizzati per ridurre il debito pubblico. Due o tre (largheggiamo) se li è fischiati il governo per fare favori. Ma nessuno dice la verità. Nessuno dà un’occhiata alla legge finanziaria, capitolo quattro. Se non è un imbroglio o una truffa è una fregatura. Voto in pagella: 4. 3) La gente di sinistra è stata fin troppo generosa coi suoi mentori. Li ha puniti sì, ma con gentilezza, lasciando loro un pacchetto di consensi superiore all’effettivo merito (demerito). Non c’è altra spiegazione alla semidébâcle. Che sarebbe stata una catastrofe se i cittadini non si fossero abituati al bipolarismo all’italiana ossia: o con Prodi o con Berlusconi, a prescindere dalla posta in palio (consiglio comunale, consiglio regionale o Parlamento europeo o italiano). La personalizzazione della politica, lungi dall’essere appassionante, ha comunque determinato un fenomeno nuovo: il tifo contro. Come nel calcio. La Juventus è in serie B? Gli juventini si consolano gufando sull’Inter. L’Inter vince lo scudetto? Quelli del Milan vincono la coppa dei campioni ed espongono un cartello: “in culo ai nerazzurri” (testuale, firmato Ambrosini). Sicché se Prodi mi ha disgustato lo voto ugualmente per fare rabbia a quell’ex crapa pelata di un Berlusca. E se Berlusconi non mi piace séguito a dargli il consenso perché il suo avversario non lo digerisco nemmeno con l’Alka Seltzer. Ecco perché in fondo in fondo la percentuale dei votanti è diminuita ma non crollata secondo certe incaute previsioni. Mi reco al seggio e do la preferenza al Cavaliere per contrastare quel pirla del mio collega che vota Mortadella. Tié. Senza contare che nelle amministrative gioca il fattore conoscenza personale: sono di sinistra, ma do il consenso a Mario, che è di destra, perché è un bravo ragazzo, onesto. 4) Così sono stati smentiti quelli che avevano notato, negli ultimi tempi, una nausea montante verso la politica di cui ipotizzavano la morte. Intendiamoci, la nausea c’era e c’è. Non si tollera che gli apparati (deputati, senatori, consiglieri di vario tipo) sprechino risorse sottratte ai contribuenti sotto ogni forma. Miliardi e miliardi gettati per mantenere un esercito di privilegiati, enti inutili, superflui, dannosi, auto blu, burocrati, portaborse, indennità, regalie, sconti, viaggi gratis e similari. Però il nocciolo della questione è un altro: è l’inefficienza. I politici non fanno perché non possono fare, sono impediti da un sistema farraginoso, controlli e veti incrociati, poteri insufficienti. Se decido di costruire una galleria non basta il consenso della mia maggioranza; già, intervengono i Verdi e mi paralizzano. È necessario rinviare. Poi c’è il ricorso. Poi c’è il Tar. Poi poi poi non si arriva mai. Le coalizioni sono scombinate, eterogenee e non trovano un’intesa. Io mi oppongo al tuo provvedimento perché tu ti sei opposto al mio. Io invece mi oppongo altrimenti il mio elettorato mi volta le spalle. Trattative estenuanti. Quando finalmente, dopo mille tribolazioni, il provvedimento in questione passa è stato corretto, impoverito, stravolto, reso inefficace. Il rimpiattino è lo “sport” più praticato nelle aule in cui si dibatte. Non si governa, si discute. Terminata la discussione, i politici hanno l’impressione di aver esaurito il loro compito. Il momento di concludere non viene mai. Le legislature si susseguono ma la meta è sempre lontana. Non c’è via di scampo. Guardate la riforma delle pensioni. Prodi la vuole, la Margherita pure, i Ds anche, tuttavia con qualche emendamento. Ok. Procediamo. Procediamo un corno. Rifondazione è ostile, Comunisti italiani sono ostili, figuriamoci i Verdi. E Di Pietro, e Mastella? Già, ci sono anche loro. Che palle. Tutto fermo, immobile. La riforma slitta. Capito l’antifona? Sono sciocchezze le indennità ai parlamentari e le auto blu. Ma dategliene una blu e due rosse, purché si spiccino. 5) In politichese, il dato più significativo è che la destra marcia e la sinistra annaspa. È naturale. Una sinistra piena di falci e martelli, di noglobal e brigatisti, di disubbidienti e fetenti, antiamericani e filomusulmani dove volete che vada se non a ramengo? Il Nord, locomotiva economica, gente che lavora e non ha tempo per balle, sceglie il male minore: la destra, la mela meno marcia. Il Sud e parte del centro mirano alla sopravvivenza, all’assistenzialismo, (quel poco che ne rimane), al posto statale, allo scranno di consigliere di zona, a qualche euro piovuto dal cielo, e scelgono San Gennaro, Bassolino, l’immondizia, l’elemosiniere più prodigo. La Lega, infatti, va da Dio. Fatalmente.

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