di OSCAR GIANNINO



TASSATI PER NIENTE: C’è un risparmio di 25 miliardi La super-manovra non serviva I dati ufficiali del Tesoro confermano il buon andamento dei conti.


Finalmente viene smascherata la campagna d’odio fiscale di Padoa-Schioppa e Visco


Caro direttore e cari lettori di Libero, ieri c’è stata una prima amarissima vittoria, per noi nemici della stangata fiscale e dello statalismo di ritorno che il governo Prodi ci ha propinato con la sua finanziaria. Ora che il 2006 si è infatti chiuso, iniziano a essere diffuse le vere cifre della finanza pubblica italiana: non quelle sulle quali il governo Prodi ha costruito la premessa ideologica per la sua campagna tassassassina, ma quelle reali che noi da mesi e mesi abbiamo preventivato, mentre il governo ci dileggiava. Ieri è venuto il primo dato ufficiale 2006: quello che riguarda il fabbisogno statale. Un dato che riguarda la cassa, cioè il saldo tra i mandati di pagamento emessi dalle tesorerie provinciali oltre che da quelle centrali, e le entrate effettivamente riscosse. Mentre a Bruxelles, in sede di Commissione europea e per il rispetto del fatidico tetto di deficit contenuto entro il 3% del Pil, fa testo l’indebitamento di competenza. Torneremo sul tema, perché ha la sua importanza. Ma intanto, sottolineiamo ciò che conta prima di tutto. I dati del fabbisogno statale 2006 hanno del clamoroso per il governo e gli elettori dell’Unione. Non per noi, che da mesi sostenevamo che i conti pubblici sarebbero stati da record positivo, a fine 2006. Ma sono comunque eclatanti. Il deficit di cassa si ferma infatti a soli 35 miliardi di euro, rispetto ai 60 del 2005. È un miglioramento netto su base annua del 41%. Roba che una cosa simile non si vedeva da oltre dieci anni, nella finanza pubblica italiana. E il dato è tanto più importante perché rappresenta il consolidamento di un’inversione tra dati di cassa e competenza che aveva rappresentato un vero “giallo” nei conti pubblici italiani da anni, proiettando ombre sulla credibilità dei deficit presentati ufficialmente da Roma a Bruxelles. Per decenni, infatti, il dato di cassa aveva sopravanzato sempre di più quello di competenza, e questo spiegava perché il debito pubblico italiano – che fa riferimento al dato di cassa – si gonfiava di volta in volta sempre più di quel che dichiarava la mera cifra dell’indebitamento di competenza dichiarato a Bruxelles. Tanto il “giallo” era diventato inquietante, che il ministero del Tesoro, Banca d’Italia e Ragioneria generale dello Stato avevano dato vita a una commissione mista di esperti, per tentare di spiegarlo. Ma non si era venuto praticamente a capo di nulla di definitivo, e di politicamente davvero significativo. Il problema, invece, era semplicemente di volontà. Occorre infatti tenere presente che l’inversione del dato con un deficit di cassa eguale o inferiore a quello di competenza – fu ottenuto per la prima volta nel 2005 dal governo Berlusconi, che chiuse a 60 miliardi il fabbisogno statale invece dei 65 preventivati dal precedente Dpef presentato dallo stesso governo. E ciò avvenne anche grazie al concorso di misure straordinarie sul fabbisogno attuate a dicembre 2005 da Tremonti per impedire la crescita ulteriore del debito, che dal fabbisogno dipende. Dunque, le misure di finanza straordinaria tanto criticate – quella una tantum. Per intenderci – hanno ottenuto un effetto positivo. Nel 2006 al contrario il meno 41% di fabbisogno dipende non più da misure straordinarie una tantum, ma dall’effetto della severa stretta di cassa varata con l’ultima finanziaria da Tremonti, nonché dalla messe di entrate aggiuntive realizzate sempre per effetto della stessa finanziaria, grazie soprattutto alle misure antielusive sulle persone giuridiche e sulle operazioni societarie infragruppo realizzate triangolando con l’estero. È questo a spiegare la crescita delle entrate tributarie Ires, mentre il grosso delle entrate aggiuntive da Irpef e Iva si spiega soprattutto con la ripresa del Pil all’1,8% nel 2006, che il governo Berlusconi ha saputo accompagnare e incoraggiare evitando di fare il viso dell’arme. La lezione del centrodestra di conseguenza, a risultare pagante e di successo è la linea che fu adottata a fine 2005 dal centrodestra: riuscire ad abbinare finalmente un duro controllo delle spese – cosa alla quale per anni gli alleati di governo di Forza Italia e Lega si erano opposti, criticando Tremonti e accusandolo di lesina impolitica – senza alzare aliquote d’imposta né contributive, ma semplicemente mirando all’estensione della base imponibile senza aggravi d’imposta, e agli effetti di entrata aggiuntiva realizzati grazie allo sviluppo addizionale dell’economia reale. È l’esatto opposto della linea imboccata con la finanziaria 2007 dal governo Prodi. Ed è proprio basandosi su questo confortantissimo dato di cassa reso noto ieri e figlio di chi l’ha preceduto, che ciò malgrado il governo Prodi chiuderà invece un indebitamento di competenza – quello che conta in Europa – non al 3% del Pil nel 2006, come puresarebbe a questo punto perfettamente possibile, ma al contrario raddoppiandolo quasi al 6%. Ciò per dover giustificare meglio la batteria di aggravi disposta in finanziaria, che altrimenti non potrebbe più essere ricondotta alla scusa del rigore imposto dall’Europa, ma apparirebbe per ciò che è davvero: una falcidie di nuove risorse sottratte all’economia reale e attribuite a nuovi strumenti d’intervento pubblici, per consentire all’Unione di meglio amministrare gli interessi delle proprie poli tiche e delle proprie constituencies elettorali negli anni a venire. Il problema dell’Iva
Al contrario, grazie alla decisione di apporre come deficit di competenza l’1,3% del Pil equivalente alla sentenza della Corte di giustizia europea in materia di maggior indeducibilità Iva delle flotte aziendali, e accollando al deficit di competenza l’altro 1,3% di Pil d’investimenti inprecedenza assicurati dalla Cassa depositi e prestiti a Rfi, la società che gestisce la rete delle Ferrovie dello Stato, l’indebitamento finale 2006 dichiarato dal governo italiano raggiungerà il 5,8% del Pil. Mentre, al contrario, le norme europee avrebbero consentito di traslare direttamente gli importi di queste due poste impreviste e straordinarie sul debito, con emissione di titoli pubblici aggiuntivi per un equivalente ammontare. Al contrario, ancora nel Dpef presentato a luglio scor- so da Padoa-Schioppa dopo la famosa due diligence dei conti ereditati dal governo Berlusconi, il fabbisogno di cassa per il 2006 era stimato dal governo dell’Unione di quasi un terzo superiore a quello che invece si è registrato davvero, e che ieri è stato dichiarato. È sulla deliberata negazione degli effetti di cassa di contenimento del deficit ereditati dal famigerato Tremonti, che Prodi, Padoa-Schioppa e Visco hanno seminato per mesi e mesi con le loro campagne di odio fiscale. Ora divertiamoci a leggere sui grandi giornali vicini al centrosinistra se qualcuno spiegherà davvero, che cosa significa la colossale autosmentita alla quale Prodi è stato costretto ieri. Per dirla in una sola frase secca: Tremonti ha spianato la strada al rigore di cassa, e Padoa-Schioppa ringrazia a parole ma di fatto giustifica l’ampliarsi dello statalismo. *Vicedirettore Finanza&mercati


«LO SFORZO CONTINUA» Il ministro dell’Economia Padoa-Schioppa. «Questi dati incoraggianti», ha detto riferendosi al consuntivo 2006, «non autorizzano in alcun modo ad allentare lo sforzo di risanamento dei conti pubblici». E ancora: «La politica di bilancio avviata dal governo deve essere continuata con determinazione, al fine di sostenere in maniera strutturale la crescita del Paese». Fotogramma


LE CIFRE


I miliardi di euro del fabbisogno statale per il 2006. Un dato molto positivo, quello del rapporto tra entrate e uscite, in controtendenza rispetto agli ultimi anni. Per trovare una cifra inferiore bisogna risalire al 2002, quando il fabbisogno fu di 31 miliardi Era la cifra, in miliardi, del fabbisogno nel 2005. Quell’anno i conti dello Stato peggiorarono per il terzo esercizio consecutivo. Dai 31 miliardi del 2002 si era passati ai 47 del 2003 e poi ai 49 del 2004 Sono i miliardi risparmiati nell’anno appena trascorso. Nel 2005 il fabbisogno del settore statale ammontava infatti a 60 miliardi di euro. Secondo il Tesoro, le ragioni del miglioramento sono sostanzialmente due: l’afflusso, nel corso dell’anno, di entrate fiscali superiori alle previsioni, e le iniziative per il controllo della spesa pubblica assunte con la manovra di bilancio di fine 2005, targata Tremonti È la percentuale che dà conto del miglioramento dei conti pubblici nel 2006. Un calo simile non si registrava dal 1997, quando l’entità del fabbisogno si dimezzò rispetto all’anno precedente I miliardi dell’avanzo del mese di dicembre 2006; una cifra un po’ in calo rispetto all’avanzo dello stesso mese del 2005, quando si attestò sui 23 miliardi

Articolo in PDF:

Scarica qui il PDF

Loading

comments (0)

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.