Può la materia urbanistica essere raccontata con un romanzo?
La risposta è sì.
Ho letto il lavoro dell’Ing Felici e devo dire la verità, ho iniziato controvoglia, aspettandomi un “mattone” che parla di codici, leggi, piani regolatori… insomma una cosa pesante per addetti ai lavori. Invece pagina dopo pagina, ci si appassiona alla storia inventata in cui, non si incontra difficoltà a riscontrare la coincidenza con la realtà che si vive intorno a noi. Cantieri edili con addetti ai lavori che nel romanzo rappresentano una realtà difficile, nel lavoro come nella vita. I personaggi interagiscono tra loro facendo immergere il lettore nella realtà romanzata e, ogni episodio gli risulta come la testimonianza di vita vissuta, fatta di preoccupazioni, passioni, vendette, amore.
Non ho potuto fare a meno di arrivare alla fine tutto d’un fiato e mi sono accorto che il romanzo porta a capire che l’edilizia è un campo dove l’onestà, la capacità, la bravura, spesso vengono a volte immolate sull’altare dell’interesse economico anche a discapito della sicurezza. La burocrazia spesso cervellotica e contraddittoria non aiuta a rendere più sicuri i lavori e chi li esegue, ma tende a “coprire le spalle” di chi progetta, autorizza, collauda, senza curarsi del resto. Basta avere le “carte in regola”.
Insomma un lavoro che tra realtà e fantasia andrebbe fatto leggere a chi redige le leggi in materia di urbanistica con la speranza che alla fine del libro si adoperi per rendere le regole più semplici, chiare e non raggirabili. Nel libro le dodici vittime sono finte, ma nella realtà di tutti i giorni, i morti nei cantieri e nei crolli di palazzi di cui ci parlano gli organi di informazione, sono veri e spesso nessuno paga per questo, le “carte sono in regola”.
Francesco Fratellini
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