L’UDIENZA DAL GUP  
 
‘Gli amministratori hanno sottratto 24 milioni di euro dall’azienda in crisi’
 LA CHANCE 
Imputato anche l’imprenditore che rilevò il magazzino
  
di ERIKA PONTINI
— PERUGIA —



SBARCA in tribunale l’affaire «Hemmond» che nel 2002 costò 150 posti di lavoro e, secondo l’accusa, 24 milioni di euro di ‘buco’. A sei anni dal fallimento della società di Bastia Umbra cinque persone hanno appuntamento con il giudice per l’udienza preliminare del tribunale di Perugia, Marina De Robertis (nella foto), che dovrà decidere sulla richiesta di rinvio a giudizio dei pubblici ministeri Sergio Sottani e Manuela Comodi.

LA PROCURA vuole processare gli amministratori dell’epoca, settore commerciale e settore amministrativo, – Mario Colonnessi e Arnaldo Incontri —, l’imprenditore che prese in affitto dal fallimento lo stabilimento Roberto Ferrante — senza mai onorare gli impegni economici assunti. In particolare i pubblici ministeri accusano i due amministratori di aver occultato i beni della società, dichiarata fallita dal tribunale di Perugia nel giugno del 2002 distraendo oltre 24 milioni e trecento mila euro. Di cui oltre 14 milioni di ‘magazzino’ e il resto di maggiori ricavi presunti. Denaro che l’azienda avrebbe dovuto guadagnare ma che non entrò mai, almeno ufficialmente, nelle casse della Hemmond.


MA LE BEGHE per l’azienda tessile non finiscono con la dichiarazione di fallimento del 29 giugno (nella foto un momento della manifestazione delle maestranze) dopo che sono andate a monte le trattative per rilevare e salvare l’impresa con due imprenditori, uno umbro e l’altro di San Marino. Quando la pratica Hemmond è già in mano al curatore fallimentare entra in scena Ferrante che, secondo la ricostruzione accusatoria, riuscì ad ottenere il contratto di affitto dell’azienda e la vendita di parte del magazzino (stimato da un perito in tre milioni quando invece dall’antecedente stima degli amministratori era appunto di una decina di milioni) ma non saldò mai il ‘conto’, costringendo il curatore e concludere il contratto e cagionando al fallimento un danno economico di un milione e trecento mila euro.


IN PARTICOLARE l’imprenditore avrebbe «rappresentato sicura solvibilità e disponibilità di denaro investito in titoli presso banche estere» e avrebbe «sostituito le garanzie (cambiali ipotecarie) con fidejussioni bancarie sottoscritte da una banca di Ginvera non accompagnate da polizze assicurativa di primaria compagnia italiana e non escutibili in quanto mai trasmesse formalmente al fidejussore…».


FERRANTE deve rispondere di truffa e di appropriazione indebita per essersi appropriato di automezzi, computer e capi d’abbigliamento che facevano parte del patrimonio della società. Nell’inchiesta è coinvolto anche Marco Versiglioni, accusato di aver presentato domanda di ammissione al passivo fallimentare quando invece le sue prestazioni professionali sarebbe state in parte pagate dalla società prima del fallimento; e Mario Momi che deve rispondere di aver sottratto o distratto — vendendoli a terzi — beni strumentali della società fallita.
Tutti fatti commessi tra il 2002 e il 2005.


GLI IMPUTATI sono difesi dagli avvocati David Brunelli, Donatella Tesei, Fernando Mucci, Augusto La Morgia, Marco Angelini, Delfo Berretti e Gianluca Gaudenzi.



 


Nata negli anni Settanta fu il «gioiello» umbro della moda


— BASTIA —
LA HEMMOND è stata l’azienda del settore tessile e moda per oltre trent’anni più importante nel comprensorio Assisi-Bastia e che ha rappresentato un punto di riferimento per le imprese umbre del settore. Da oltre quattro anni ha cessato ogni attività, dopo lunghi e faticosi tentativi di salvataggio che hanno impegnato per mesi sindacati e istituzioni (Regione e Comune). Gioiello dell’imprenditoria locale, realizzato tra la fine degli anni Sessanta e gli inizi Settanta per iniziativa della famiglia Ferrata, prima fu un laboratorio del centro urbano e poi, dalla fine degli anni Ottanta, nella moderna struttura che rimane inoperosa da anni nell’area industriale di Bastia. Al momento della crisi, agli inizi del nuovo millennio, la Hemmond produceva per importanti marchi della moda europea ed internazionale, tra cui Valentino e Yves Saint Laurent, oltre a maglieria di pregio. E’ arrivata a occupare 150 dipendenti e una vasta rete di distribuzione nazionale con un importante indotto composto da oltre 800 microimprese artigianali. Alla fine degli anni Novanta è arrivata la crisi della manifattura nazionale che ha indotto la direzione dell’azienda a giocare la carta della delocalizzazione trasferendo una parte della produzione in Romania. Dopo lunghe trattative, la situazione di insolvenza ha portato al fallimento. La definitiva chiusura dell’impianto è arrivata nel 2003.

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