Provincia di Perugia Sull’orlo di una crisi politica Bogliari tenta di ricucire uno strappo quasi insanabile


Bracco: `A queste condizioni i Ds non entrano ingiunta”


PERUGIA – “Se il presidente Cozzari non cambierà atteggiamento i Ds non entreremo in giunta e non parteciperanno alla votazione per il presidente del consiglio e le altre cariche”. Chiaro, netto, conciso. Il segretario della Quercia Fabrizio Bracco scandisce queste parole consapevole di cosa scaturirebbe da una crisi politica di tali dimensioni. “Il presidente deve garantirci una giusta rappresentanza – spiega – perché usciamo da una situazione in cui avevamo metà della giunta e il presidente del consiglio. Siccome non siamo stati puniti dagli elettori, anzi, non abbiamo alcuna intenzioni di accettare riequilibri sulla nostra pelle”. E’ chiaro a tutti che una giunta senza Ds significherebbe nessuna giunta, per cui Lazzaro Bogliari continua senza sosta a cercare una via di uscita al clima di rottura totale che si presentava ieri. Il fatto poi che la vicenda vada sempre più connotandosi dei tratti della “questione di principio” complica tutto. Le parole che il presidente pronunciava ieri pomeriggio non lasciavano molto spazio alle speranze. “Non dico nulla se non che spero di essere in condizione di formulare una giunta. Al momento non lo sono. Se i partiti non mi metteranno in questa condizione è molto probabile che lunedì mi presenti dimissionario alla prima riunione del consiglio”.
E pensare che verso l’ora di pranzo tutto sembrava essersi risolto. Un primo tassello era stato incastrato giovedì notte con la scelta di Donatello Tinti come assessore diessino per il Folignate. In mattinata poi Cozzari aveva messo a punto due proposte e le aveva consegnate a Bogliari. Premessa fondamentale: veniva sciolta ogni riserva su Riccardo Fioriti. Come contropartita però Cozzari chiedeva ai Ds di accontentarsi di 4 assessori. Prima proposta (ad 8): Giovagnola, Fioriti, Frullani, Tinti per i Ds, Granocchia per il Prc, Libori per la Margherita (alla Bruscolotti sembra sia stato trovato un altro incarico di prestigio), Neri per il PdCi e Buconi per i Socialisti con la presidenza del consiglio a Rifondazione. Seconda opzione (a 10): Giovagnola, Fioriti, Frullani, Tinti per i Ds, Granocchia e Bellini per il Prc, Libori e Chieli o Bruscolotti per la Margherita, Neri e Buconi con la presidenza a Gianpiero Rasimelli (Ds). Un macigno l’estromissione di Giovanni Moriconi, scelta inderogabile per Renato Locchi. La risposta dei Ds è stata un no secco. Granocchia, dal canto suo faceva sapere che “se una forza come i Ds viene penalizzata, noi siamo contrari a prescindere”.
Se tutto sembra preannunciare scenari apocalittici, con Ivo Fagiolari, capogruppo di Forza Italia, che a nome dell’opposizione attaccava il “teatrino della politica”, un segnale di ottimismo viene dall’uomo che in questo momento sta cercando di salvare capra e cavoli. Quel Lazzaro Bogliari, ex sindaco di Bastia Umbra e delegato dalla segreteria Ds a fare da mediatore, è certo la quadratura del cerchio alla fine si troverà. “Io sono qui in missione permanente, giorno e notte, fino a lunedì mattina. Penso e mi auguro che non si voglia tirare la corda tanto da romperla”. L’ipotesi a cui sta pensando Bogliari è quella degli equilibri pre-elettorali: una giunta ad 8 con la metà degli assessori più il presidente del consiglio ai Ds. “Mi sembra un compromesso accettabile considerando che siamo vicini alle regionali – aggiunge con lo sguardo lungimirante – anche perché così avremmo un anno di tempo in più per ridefinire gli equilibri complessivi”. Tradotto: si paghi quel che si deve oggi ai Ds, con spazi nuovi per Rifondazione quando Giovagnola o Fioriti passeranno dall’altro lato di piazza Italia. Ma il partito di Vinti, ad oggi, non sembrerebbe disposto ad accettare una soluzione simile. Comunque, Bogliari in questo è fermo, “i partiti hanno espresso chiaramente le loro posizioni: ora deve essere il presidente a formulare una giunta condivisa da tutti”. Niente è compromesso (si ricordi il caso Foligno), ma di sicuro si preannuncia un lungo weekend sull’orlo di una crisi politica.
Ivano Porfiri

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