E’ da oltre tre consiliature amministrative che a Bastia Umbra si parla del Piano Franchi  ma soprattutto del sottopasso di via Firenze.

L’idea del Piano Franchi nacque,  allora,  dall’esigenza di delocalizzare l’opificio ex Industrie Meccaniche Franchi da via Firenze alla zona industriale di Ospedalicchio, prevedendo contestualmente il recupero  dell’area urbana adiacente il centro storico (da qui il nome del Piano)  che, con la realizzazione del sottopasso di via Firenze e delle opere annesse, avrebbe cambiato in meglio il profilo architettonico, il sistema viario e la fruibilità dell’intera città, ancora oggi divisa in due da un passaggio a livello ferroviario.

Ebbene, recentemente l’ex Opificio Franchi è stato pressochè smantellato e tutta la proprietà è attualmente oggetto di concordato preventivo ed asta pubblica che interessa sia l’area prospiciente il civico 41 di via Firenze sia il terreno industriale di Ospedalicchio, dove avrebbe dovuto essere trasferita l’azienda: il tutto, per una base d’asta di circa 6 milioni e mezzo di euro.

Fino a qualche giorno fa (e cioè prima della modifica/integrazione della nuova convenzione urbanistica tra Comune ed attuatore) la condizione essenziale per poter ottenere i certificati di agibilità della  tanto discussa social housing era la preventiva realizzazione del sottopasso di via Firenze, unica opera di vero interesse pubblico, per cittadini e non, la quale, inoltre,  potrà oggi essere iniziata solo dopo aver ottenuto il collaudo delle opere idrauliche necessarie per arginare il fiume Tescio, così come imposto dall’Autorità di bacino del fiume Tevere.

Dopo la delibera del consiglio comunale dello scorso 4 settembre (contraria tutta l’opposizione ed astenuto un consigliere di maggioranza), la nuova situazione del Piano Franchi è questa: avremo prima 110 appartamenti in social housing (di cui, parte,  in libero mercato), dopodichè si provvederà ad arginare il fiume Tescio ed infine, dopo il collaudo, verrà forse realizzato il sottopasso.

Tralasciando gli aspetti giuridici  – che potrebbero integrare  una non conformità dell’art. 10 della nuova convenzione urbanistica con l’art. 11 delle prescrizioni contenute nell’antecedente  permesso di costruire n. 51/2016 e per i quali, previo specifico esame,  si valuterà un’eventuale azione nelle opportune sedi  – è d’obbligo, nell’interesse della comunità bastiola,  porre l’attenzione anche su un’altra questione di non poca importanza.

La nuova convenzione urbanistica non solo sgancia la realizzazione del sottopasso dal completamento  della social housing, consentendo così l’immediata realizzazione di ben cinque palazzine a ridosso del centro storico, ma consente all’attuatore anche di scomputare gli oneri di urbanizzazione e costruzione previsti dalla legge n. 10/1977, c.d. Legge Bucalossi; in buona sostanza, il Comune non incasserà nulla in quanto l’attuatore andrà a compensare questi oneri con la realizzazione di tutte le opere pubbliche contenute in questo primo  stralcio  del Piano (stralcio n. 2), compreso il sottopasso di via Firenze.

Allo stato, si corre il rischio sia di non vedere il sottopasso realizzato per i prossimi dieci anni  sia di dover correre dietro all’attuatore per ottenere il pagamento degli oneri previsti dalla Bucalossi nel caso di mancata realizzazione del sottopasso, salva l’escussione di polizze fideiussorie, per un valore di circa tre milioni di euro; il tutto, in danno delle casse comunali, e quindi  dei cittadini.

E’ di tutta evidenza che la scelta dell’Amministrazione non è stata quella di incentivare la realizzazione del sottopasso e dei servizi annessi al Piano quanto piuttosto quella di far partire a tutti i costi la social housing, la cui oggettiva ed attuale utilità per la città di Bastia Umbra è altamente discutibile, sia sul piano economico che sociale.

Sul piano economico, avremo 110 unità abitative in più il cui costo di acquisto è di poco inferiore a quello del libero mercato, a ridosso sia del centro storico che di un’area (quella su via Firenze) completamente degradata a seguito della demolizione dell’opificio industriale Franchi, oggi anche oggetto di una pesante ed irrisolta espropriazione immobiliare sconosciuta ai più.

Sul piano sociale, le 110 unità abitative, come da studi del Cecodhas (Comitato Europeo per la promozione del diritto alla casa), “andranno assegnate a famiglie che hanno difficoltà nel trovare un alloggio perchè incapaci di ottenere credito o perchè colpite da problematiche particolari”.

E allora le domande sorgono spontanee:  Bastia ha bisogno di altri 110 appartamenti? Bastia ha bisogno di altro cemento e soprattutto a ridosso del centro storico? Bastia ha bisogno di “albergare” altri soggetti disagiati? Ma non si doveva in primis pensare al sottopasso ed ai servizi di quest’area? Ma quale interesse ha ora l’attuatore alla realizzazione del sottopasso?

Auspico, con profondo rammarico, che i figli dei nostri figli non debbano più fare la fila al passaggio a livello di via Firenze…ed altro ancora…

Bastia Umbra, lì  6 settembre 2017.

 

                                                                                                                              avv. Fabrizia Renzini

                                                                                                             Consigliere Gruppo Misto Consiliare

                                                                                                                      del Comune di Bastia Umbra

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