Secondo l’accusa avrebbero acquistato sei vetture per 63mila euro, ma pagandone solo 4mila
Quattro umbri sotto processo per truffa ai danni di un concessionario

BASTIA UMBRA – L’auto è un bene di lusso e se la ritiri senza pagare si guadagna due volte:uno perché non si spende alcunché,due perché si può sempre rivendere lucrandoci sopra. A volte capita di incappare nelle maglie della giustizia per un’accusa di truffa.Stessa accusa che è stata mossa a quattro umbri, due di Perugia,uno di Cannara e uno di Città di Castello, per “essersi associati tra loro allo scopo di commettere truffe acquistando autovetture,pagandole con titoli privi di fondi”. A farne le spese un rivenditore che si è costituito parte civile tramite l’avvocato Arturo Bonsignore. I quattro imputati sono difesi dagli avvocati Luca Brunelli, Francesco Angeli, Vincenzo Rossi, Nicoletta Vitale, Mirko Ceci e Sabrina Senatore.Secondo l’accusa il gruppo avrebbe utilizzato denaro contante e assegni emessi da una concessionaria risultata estranea sia ai fatti sia all’emissione degli assegni. Con questi titoli con diverse girate i quattro avrebbero ritirato sei autovetture per poi farle sparire.
Nel capo d’imputazione, infatti,si legge che tutti e quattro gli imputati devono rispondere del reato di truffa perché “nell’esecuzione del programma del consorzio criminoso,con artifizi e raggiri, posti in essere”da uno degli imputati in particolare “consistiti nell’acquistare” da un conesssionario di Bastia Umbra le seguenti autovetture:una Nissan Primera,due Skoda Fabia, una Ford Focus station wagon, una Chrysler “al prezzo complessivo di 29.500 euro” e una Skoda Octavia “al prezzo complessivo di 33.500 euro, pagando l’acquisto delle prime cinque auto” con un “assegno bancario di 20mila euro tratto sulla filiale di Forgiano del Monte dei Paschi di Siena e con 4mila euro in contanti e per il resto con assegno bancario emesso” da una concessionaria di Spoleto “all’ordine”di un’altra concessionaria.Tutto questo “sebbene la concessionaria non avesse mai emesso il titolo all’ordine e promettendo la corresponsione del saldo residuale di 24mila euro alla fine del mese successivo” con un altro assegno bancario tratto sul conto corrente del primo titolo, “sebbene fosse privo di fondi e venisse protestato”.Logicamente i quattro si rendevano irreperibili, chiudevano la concessionaria che aveva emesso gli assegni e così facendo,per la procura perugina,“conseguendo l’ingiusto profitto derivante dalle sei auto acquistate nonché dell’importo di 20mila euro, con pari danno”per il concessionario truffato.

di UMBERTO MAIORCA

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