L’eredità del 2005 consiste nel «no» della Provincia 
 
L’area urbana corrispondente all’antica Insula romana è ancora priva di un disegno amministrativo coerente


BASTIA — Quale futuro attende il centro storico, la famosa Insula sostanzialmente immutata già dal primo Piano regolatore generale del professor Astengo che risale agli anni Sessanta?
La domanda è d’obbligo all’apertura di un nuovo anno, anche perché le festività natalizie, che ormai volgono al termine, hanno visto quest’area tornare ad essere il cuore della città.
Qui sono state ospitate molte delle iniziative, con il limite però di una carenza di sale pubbliche per l’inagibilità della chiesa di S. Croce nella piazza centrale e dell’antica ex chiesa di Sant’Angelo.
Il 2005 è stato un anno «nero» per questo tema, perché si è concluso l’iter amministrativo del Piano per il centro storico con il parere negativo della Provincia di Perugia che in pratica ne ha bocciato la «filosofia».
L’amministrazione comunale del quinquennio precedente, guidata dal sindaco Lazzaro Bogliari, aveva voluto il Piano perché si potesse intervenire, favorendo l’iniziativa dei privati, con una certa discrezionalità rideterminando volumi e nuovi spazi nell’area dei vicoli.
Proprio questa parte non è passata al vaglio dell’amministrazione provinciale, con la conseguenza che rimane ben poco del Piano se non alcune aree di intervento, come quella del «muro degli orti» che continua a suscitare pareri contrastanti.
Manca, ancora oggi, ad oltre vent’anni dal primo Piano per il centro storico degli anni Ottanta, anche quello di scarsa efficacia, un progetto unitario per ridare un volto vivo a quest’area della città, ancora in gran parte spopolata dopo il terremoto del 1997.
Molti sono stati gli appuntamenti mancati per trovare soluzioni urbanisticamente accettabili ed economicamente sostenibili e, forse, l’ultimo della serie potrebbe essere il nuovo Prg che dovrebbe vedere la luce entro il 2006.
Tra gli obiettivi affidati al progettista del Piano regolatore, l’architetto Stefano Mariotti, quello del centro storico non è il principale, ma dovrà diventarlo in corso d’opera se non si vorrà segnare, e questa volta in maniera irreversibile, una spaccatura tra la «città vecchia» e quella nuova.
I progetti di recupero in atto, infatti, ridetermineranno le funzioni di molti quartieri (dall’ex tabacchificio Giontella all’ex mattatoio), ma non quella del centro urbano che più di un’isola «storica» sta diventando sempre più un’isola «non trovata».
m.s.

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