L’intervista – Il leader radicale lancia il congresso nazionale che si terrà a Chianciano da venerdì e parla di allarme democratico e sociale

Marco Pannella chiama alla mobilitazione: “In Umbria da cacciare nomenklatura e cooptati”


di BRUNO COLETTA


Marco PannellaPERUGIA – Un congresso che non guarda alle scadenze elettorali, ma lancia una sfida più alta e più grande: “Chiudere dopo 60 anni con il regime partitocratico, come dopo 20 anni di fascismo è stato possibile e necessario porre fine a quel regime”. Perché “la situazione in Italia è gravissima, lo Stato di diritto è morto, la mobilità sociale è scomparsa e, proprio perché sentiamo di trovarci in assoluta sintonia con il Paese sui temi che connotano il dibattito etico, di costume, economico, sociale e della riforma liberale e democratica delle nostre istituzioni, vogliono che stiamo zitti e ci fanno sparire dai mass media”.
Un fuume in piena, Marco Pannella, in questa intervista esclusiva al Giornale dell’Umbria nel presentare il VII congresso italiano del Partito radicale nonviolento transnazionale e transpartito, che si terrà a Chianciano da venerdì a domenica. Pannella parla anche dell’Umbria, attaccando “il regime ormai putreffato che impera nella regione” ed evidenziando la necessità di un cambiamento radicale, buttando a mare non solo la vecchia nomenklatura, ma anche i trentenni e i quarantenni cooptati.


Marco Pannella, perché questo settimo congresso convocato d’urgenza?
“Perché bisogna discutere urgentemente di una situazione che in Italia vede ormai un regime che dobbiamo abbattere. Bisogna lanciare una grande campagna che aggreghi sui temi sociali e sociologici per una svolta democratica e liberale degna di questo nome. Un’alleanza che punti a governare. Bisogna andare al di là delle singole battaglie – sui rom, sull’immigrazione, sulla democrazia elettorale e così via – per una riflessione più complessiva. E lo facciamo in un clima da anni ’30, con l’informazione di regime che chiude gli spazi, prova ad annullarci. Malgrado tutto, rilanciamo la sfuda. Una sfuda alta. Per la democrazia liberale, lo Stato di diritto, la dignità delle persone”.
Lei denuncia la mancanza di mobilità sociale.
“Lo dice inequivocabilmente anche la Banca d’Italia: da 9 anni la mobilità sociale in Italia è bloccata. La situazione – in termini sociali ed economici- è cristallizzata, gli stimoli socio-culturali sono sterilizzati. Un simile stato di cose è stato conosciuto solo nelle dittature. E’ l’umus adatto per far crescere e dilagare la corruzione, economica, politica, morale e sociale. Quanto alle regioni, ce ne sono alcune in cui la situazione è più grave che altrove.
Dove, ad esempio?
“Me lo chiede? Ad esempio in Umbria, dove il regime, analogamente ad altre regioni ‘rosse’, perde legittimità e presentabilità ogni giorno di più. Dove non a caso sono venuti alla ribalta nazionale episodi di corruzione e decadimento, frutto di una nomenklatura decrepita. In Umbria bisogna rinnovare alla radice, cacciare questa classe dirigente, compresi i trentenni e i quarantenni cooptati e che sanno di allevamento. Rinnovare signifuca valutare le persone, le loro capacità e la loro forza. E su questo noi radicali anche in Umbria abbiamo da dire molto, grazie a persone che in questi anni hanno resistito alla pressione intollerabile del regime, dando vita a battaglie di grande respiro e dignità. Parlo di persone come Pullia, Ciacca, Maori, di quello che si è messo in moto ad Orvieto intorno alla vicenda di Luca Coscioni. Gente così è capace anche di governare. E bene”.

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