La prima fase processuale si è tenuta a porte chiuse. E’ stato chiesto il rinvio a giudizio per l’educatrice

Il caso del piccolo di 13 mesi trovato cadavere nell’asilo


Alessandro Antonini


PERUGIA – L’udienza inaugurale è stata “prorogata”, ossia riprogrammata a nuova data.
Molto probabilmente per la richiesta di un rito alternativo, abbreviato, da parte della difesa sui cui dovrà pronunciarsi il giudice dell’udienza preliminare. Per essere più precisi il processo (l’anticamera del processo) riprenderà il 27 maggio. L’accusa aveva chiesto il rinvio a giudizio. Di più non è dato sapere: tutto si è svolto in camera di consiglio, e dunque a porte chiuse. La famiglia del povero Edoardo Maestrelli si è costituita parte civile.
Il fatto: il piccolo, solo 13 mesi, è stato ritrovato cadavere in un asilo nido di Bastia Umbra lo scorso 13 marzo. A trovare Edoardo le stesse educatrici. All’inizio si è pensato alla sindrome della morte nella culla, o a un più comune colpo di tosse. Ma l’esame autoptico avvenuto al Santa Maria della Misericordia di Perugia su disposizione dal pm che ha seguito
le indagini, Daniela Isaia, ha escluso le patologie di cui sopra, appurando il perfetto stato di salute del bambino.
Per adesso nessuno sembra sbilanciarsi, anche se la richiesta di rinvio a giudizio per una educatrice e l’ipotesi di rlto abbreviato -che come è noto prevede lo sconto della pena di un terzo – immette la procedura su un binario ben preciso. I genitori di Edoardo, Adriano Maestrelli e Mariana Nicolau, erano presenti in aula, appunto per la costituzione di parte civile. A rappresentarli d’avvocato Cappelletti. I colleghi Terradura e Zuccaccia hanno difeso le imputate. Tra le ipotesi formulate dall’accusa, in base anche alle risultanze
delle indagini, si propenderebbe per l’errore umano, un’imperizia, che avrebbe portato alla morte del bambino.
Nessun provvedimento sanzionatorio o disciplinare è stato preso dall’asilo, e questo è stato stigmatizzato dagli stessi genitori: “Quello che non riesco a comprendere – aveva detto la madre – è come mai il Comune gli assistenti sociali non abbiano preso provvedimenti dopo aver saputo della richiesta di rinvio a giudizio”.

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