SANTEGIDIO Trovato morto nei pressi di una stalla che usava come rifugio


 Non è esclusa l’ipotesi che  si tratti di un tossico fuggito da una comunità di Assisi
 Senza cappotto e nemmeno un documento sul corpo del poveretto non ci sono lesioni o traumi


Simone Lupino
 Perugia
Aveva trovato rifugio in una stalla abbandonata. Lontano da occhi indiscreti, per non mostrare la sua condizione di povertà. Per non vergognarsi di quello che era diventato: un barbone, l’ultimo tra gli ultimi. Ma quel misero tetto, paragonabile a quello di una baracca, non è bastato a salvargli la vita. Il gelo ha avuto la meglio sul suo corpo. E lui, che non aveva neanche un cappotto o una giacca per coprirsi, è morto poco distante da quella che, seppure per pochi mesi, è stata a tutti gli effetti la sua casa.
A ritrovarlo ieri pomeriggio il proprietario stesso della tenuta agricola, durante un’ispezione. Il cadavere del poveretto era steso a terra, raccolto come a trattenere l’ultimo respiro di calore che se ne andava.
Siamo intorno all’aeroporto di Sant’Egidio, nel territorio comunale di Bastia Umbra: pochi alberi e vento che soffia forte e spazza la campagna piatta. Esposta alle raffiche sorge la piccola rimessa all’interno della quale l’uomo cercava di difendersi, come poteva, dalle temperature gelide dell’inverno. Un fuoco con la poca legna asciutta che riusciva a reperire nei boschi, qualche cartaccia utilizzata per alimentare la fiamma e poco più: questi i mezzi con i quali si riscaldava. Per non soccombere, cercando di mantenere la mente lucida. Con la paura, quando calavano le tenebre e la colonnina di mercurio scendeva in picchiata, di addormentarsi e non svegliarsi più. Comunque – deve aver pensato lui – meglio vivere qui che andare in città a chiedere l’elemosina, sottoponendosi così al giudizio della gente che passa, ti guida in fretta e tira dritto.
L’allarme è scattato immediatamente poco dopo pranzo. Sul posto sono confluiti in massa i carabinieri di Assisi, Bastia Umbra e Petrignano che hanno cominciato subito le indagini nel tentativo di risalire all’identità della vittima. Dell’età apparente di quaranta – cinquanta anni, non aveva nessun documento negli abiti.
Per di più il cadavere era in avanzato stato di decomposizione. Probabile, quindi, che il decesso risalga a parecchio tempo prima, quando l’inverno cominciava ad affacciarsi alle porte dell’Umbria con i primi rigori.
Un’ipotesi, questa, confermata da una analisi condotta in prima battuta dal medico legale giunto a Sant’Egidio insieme agli uomini dell’Arma.
La salma è stata trasportata in serata all’obitorio di Monteluce e nei prossimi giorni sarà l’autopsia a fornire chiaririmenti più precisi sulle cause del
decesso e sul giorno della morte.
Le analisi dovrebbero iniziare  già lunedì o al massimo mercoledì, una volta passate le feste.
L’ipotesi del barbone stroncato dal freddo resta, al momento, quella più probabile. La più scontata. Sul corpo, infatti, non erano presenti lesioni o traumi. Sarebbe da scartare quindi la pista di un eventuale omicidio. Anche nel caso in cui, come sostenuto da altre fonti, si tratti di un tossicodipendente che da parecchio tempo non aveva dato più notizie.
L’uomo, in cura presso un centro di accoglienza nella zona di Petrignano di Assisi, si era allontanato e da allora ogni tentativo di ritrovarlo è andato a vuoto.

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