Bastia L’episodio nel 2005 per costringere due imprenditori a collaborare ad attività criminali


BASTIA – Le auto date alle fiamme sarebbero state un avvertimento: o fate come diciamo noi o sarà peggio per voi.
Un avvertimento molto serio, visto che i due imprenditori vittime del danneggiamento poi sono finiti nella maglie dell’operazione “Naos” condotta dai carabinieri del Ros con il coordinamento del pm Antonella Duchini della direzione distrettuale antimafia, ha portato alla soluzione di altri episodi poco chiari.
Uno di questi è l’incendio appiccato il 3 novembre 2005 alle auto di due imprenditori folignati di 37 e 32 anni, titolari di una ditta specializzata vendita di oggetti provenienti dalle aste fallimentari.
I due sarebbero stati “inglobati” con una tecnica, quella della minaccia, della violenza e dell’estorsione, usata dal gruppo porre radici nella nostra regione. Microfoni e cimici piazzati dai carabinieri del nucleo speciale anticrimine hanno documentato il momento del passaggio. La vicenda dei due fratelli folignati, è talmente pregnante che il gup Marina De Robertis la pone ad esempio dei metodi usati dal gruppo criminale per assoggettare imprenditori piccoli e grandi.
Obiettivo del gruppo è quello di usare le attività sane per compiere attività malate, prima fra tutte, il riciclaggio di denaro sporco. Davanti al giudice per l’udienza preliminare i due soggetti che avrebbero dato fuoco alle auto, difesi dagli avvocati Carmen Ambra e Guido Rondoni. Per il primo è stato concesso il rito abbreviato condizionato alla deposizione, il secondo ha scelto di proseguire con l’udienza preliminare.

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