Felice Fedeli


Turismo e zona industriale. Molto più di un semplice incontro promosso dalla Cgil e andato regolarmente in onda a metà della scorsa settimana. Una svolta epocale. Una rivoluzione copernicana se alle parole seguiranno i fatti. Certo, illudersi potrebbe costare caro ma ormai il sasso è stato lanciato. E in piccionaia ha colpito.
Nell’Umbria dei cento campanili dove anche una corpuscola realtà come Poggiodomo, meno di 200 anime frazioni comprese, ha il suo municipio con tanto di sindaco in fascia tricolore, prospettare argomentate ragioni di unione (per carità, nessun significato partitico al termine) è già “sconvolgente. E ancora perturbati e felicemente sconvolti proviamo a buttare giù qualche riflessione.
Intanto il passo è giusto, l’idea ci pare accattivante. Muove dall’analisi del presente e si proietta sul futuro. Quello di domani non del 3001. I capisaldi sono le specificità di Assisi (il turismo) e di Bastia Umbra (l’industria). Insieme possono fare molto. Intanto, fondendosi, azzererebbero gli orpelli di una rivalità alla matriciana, che imbriglia dalla notte dei tempi Gubbio e Gualdo Tadino, Todi e Marsciano, Città di Castello e Umbertide, Assisi e  Bastia appunto. Ma questi ultimi due centri, a differenza dei precedenti, hanno nel dna motivi di unione molto più profondi: distano una manciata di chilometri, anzi finiscono con il digradare l’uno sull’altro con Santa Maria degli Angeli a fare da cerniera.
I 47mila abitanti complessivi sono quasi divisi a metà, con Assisi più grande anche se più diviso in frazioni corpose. Nessuno tifa per accoppiamenti impropri, ma ci sembra che questa volta ci troviamo per davvero ad analizzare “prospettive e ruolo dei singoli attori con al centro le città”, come recitava il sottotitolo dell’iniziativa. Un’iniziativa lungimirante, che di ferragostano ha soltanto il periodo. E come tutte le buone intenzioni adesso c’è bisogno delle gambe, perché le idee da sole muoiono. E di buone intenzioni è lastricata la strada che porta all’inferno. Nella città del Poverello, dove i miracoli… stavolta tutti laici per carità, sono di casa chissà che agli inizi del decennio del terzo millennio non succeda qualcosa di  straordinario?

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