Sono tutti italiani e sono stati presi dai carabinieri dopo una lunga indagine
 
Banda di nomadi accusata del delitto di Ospedalicchio


 PERUGIA – Durante una rapina in una casa di Ospedalicchio di Bastia Umbra, malmenarono, legarono e imbavagliarono una anziana coppia, fuggendo poi con soli 800 euro di bottino. I due anziani furono trovati il giorno dopo, il marito era già morto e la moglie era ferita. A un anno di distanza i carabinieri hanno rintracciato i presunti responsabili. Si tratta di tre nomadi italiani, noti alle forze di polizia, di 23, 33 e 45 anni, che sono stati sottoposti a fermo di indiziato di delitto, disposto dal pm Manuela Comodi, della procura perugina. Il più giovane dei tre è stato bloccato nei pressi di un campo nomadi di Prato, il più anziano in uno di Genova, ed il trentatreenne mentre viaggiava nel tratto autostradale umbro a bordo di una vettura. Sono accusati di concorso in omicidio a scopo di rapina. Ieri, a Perugia, è stato fatto il punto sull’operazione. A pagina 13 Giovanna Belardi



Sono tutti italiani e sono stati bloccati dai carabinieri in Umbria, in Toscana e in Liguria


Ucciso per 800 euro, tre fermi
 
Una banda di nomadi accusata del delitto di Ospedalicchio


Giovanna Belardi


  PERUGIA – Sono tre nomadi, fermati in tre città diverse, ma con un passato che a un certo punto sembra aver avuto un delitto in comune. A.B. 33 anni, P.T. 23 e H.D. 45 anni sono stati sottoposti a fermo per concorso in omicidio a scopo di rapina. Li hanno arrestati i carabinieri in tre zone diverse della penisola, come spiegato ieri mattina in conferenza stampa dal comandante provinciale. Uno (il trentatreenne) in Umbria, sul raccordo autostradale, uno nei pressi del campo nomadi di San Martino, vicino Prato, l’altro nella zona di Chiavari, in provincia di Genova. Non è escluso che dopo la rapina del 23 settembre dell’anno scorso i tre si fossero intenzionalmente separati, nel tentativo di depistare gli inquirenti. Ma la banda potrebbe essere stata, in origine, composta di elementi “mobili” e aver operato su Ospedalicchio approfittando di un basista locale, forse lo stesso A.B. fermato proprio in Umbria. I tre hanno precedenti per reati contro il patrimonio e anche se non si è esplicitamente parlato di rapine in case e ville, è probabile che la banda di nomadi fosse specializzata proprio in questo tipo di colpi nelle abitazioni. Come siano finiti nella casa del povero Luigi Masciolini, 86 anni e di sua moglie Maria, 80 è quanto in queste ore cercheranno di definire gli inquirenti. Ieri mattina la dottoressa Manuela Comodi, il magistrato che ha coordinato le indagini, si è recata in carcere per l’interrogatorio ma A.B. si è avvalso della facoltà di non rispondere. Luigi Masciolini morì per insufficienza cardiocircolatoria a seguito delle percosse e del sistema di imbavagliamento usato dai tre per evitare che i due coniugi dessero l’allarme. Lo avevano picchiato per spingerlo a dire dove nascondeva i soldi, ma il poveretto non era riuscito a far capire loro che oltre quei 800 euro in casa non c’era altro. Poi i banditi si erano allontanati, lasciando i due anziani legati e imbavagliati. Masciolini era morto nel corso della notte, ma la scoperta del suo decesso era avvenuta molte ore dopo, nel primo pomeriggio quando una vicina, incuriosita dalla porta di casa aperta e dal fatto che i due non si erano visti, aveva chiamato uno dei due figli della coppia, che aveva poi scoperto cosa era successo in quella tragica serata.


 


 Un’indagine complessa e lunga 
 
 
 PERUGIA – Indagini complesse quelle che hanno portato ai tre feri. Uno dei nodi del giallo di Ospedalicchio fu proprio il notevole vantaggio di tempo acquisito dai banditi sugli inquirenti. Troppe ore che all’inizio sembravano un limite invalicabile. Eppure con pazienza e determinazione la dottoressa Comodi e i militari dell’arma impegnati nell’operazione (dalla compagnia di Assisi, al nucleo operativo di Perugia, ai comandi di Perugia Prato e Genova) sono arrivati alla soluzione.

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