di DREYFUS
L’Europa si allarga a 27 Stati. Risultato: noi italiani dovremo stringerci un po’. Soprattutto, a quanto pare, dovremo lasciar spazio ai romeni, ed in particola ai rom, insomma gli zingari. Un popolo perseguitato da che mondo è mondo. Ma sicuramente in grado di procurare il moltiplicarsi di furti e fenomeni connessi dovunque si sposti, con insicurezza di chi se li trova accampati sotto casa. Un odioso pregiudizio? Può essere. Ma un dato politico e di sicurezza sociale da non infilare nella sacca dei buoni sentimenti, perché quando arrivano i rom in un quartiere essi non prevalgono mai. Mai successo almeno. Ci sono pochi volontari che si curano di loro. Di solito cattolici. Non c’entra destra o sinistra. C’è un’amica di famiglia che corre ai semafori, e si porta a casa i ragazzi rom: li lava e li rifocilla, prega con loro, e poi li va a ripescare la settimana dopo. Il problema sono i padri: che cosa fanno? di solito niente. Ora la Caritas avverte: sono pronti a partire 40 mila romeni. Il vicesindaco di Milano, Raffaele De Corato, precisa: 30 mila a Milano. Chi li cura. Come si manterranno? Il governo dirà: accoglienza! I parroci spingeranno alla solidarietà. Come al solito manca una politica che abbia idea di organizzare questi fenomeni. Con il risultato di far del male a indigeni italici, che si sentono soffocare, e di spingere verso la criminalità le nuove ondate migratorie. Non è una novità. È sempre capitato così persino con l’immigrazione interna che dal Sud trovava sbocchi nelle industrie del Nord. Ma calabresi e siciliani lavoravano e tanto, questi non si sa. Di certo i romeni – che non sono tutti rom sono i migliori muratori sul mercato, e un quinto delle badanti (necessarissime) sono di origini vicine al Mar Nero. Ma stavolta pare che sia atteso un flusso non particolarmente portato al lavoro dipendente o a quello intellettuale. Per capire come mai saremo noi i principali beneficiari dell’ondata zingaresca, bisogna leggere con più attenzione le notizie provenienti dall’estero. Provvediamo alla sintesi. Dal 1° gennaio 2007, ieri cioè, entrano nell’Unione europea Romania e Bulgaria. Si passa da 25 a 27 Paesi rappresentati dalla bandiera azzurra e stellata. A Bucarest e Sofia, le due capitali, non avevano ancora finito di festeggiare la novità, che si è appreso un particolare che fa di noi italiani i più festeggiati di tutti, ma forse dovrebbe spingerci ad essere i meno propensi all’allegria. Succede che i Paesi più ricchi hanno brindato con gusto all’ingresso di due gloriosi Stati vittime dell’occupazione sovietica e comunista, ma si guardano bene dal tirar su la stanga per far entrare a casa loro romeni e bulgari. Invece l’Italia ha allargato le braccia. Nel senso che ha abbattuto le barriere per consentire subito l’ingresso a queste categorie: lavoratori autonomi, stagionali, badanti, edili, camerieri e cuochi, operai. Più alti dirigenti. In sostanza: tutti. C’è una clausola che si chiama moratoria. Se uno Stato chiede la sua applicazione, le frontiere lavorative restano chiuse fino al 2009. Attualmente gli Stati che hanno già comunicato che si avvarranno della moratoria sono Spagna, Gran Bretagna, Irlanda, Danimarca, Austria e Germania. La Francia non si sa. Ma l’Italia ha detto: avanti!. Risultato? Un passa parola per cui arrivano qui dalle nostre parti. Gli zingari sono due milioni e mezzo in Romania (su un totale di 22 milioni di abitanti). Ma il 65 per cento di essi vive in condizioni infami: non hanno neanche l’acqua. Sono poverissimi rispetto alla media della popolazione romena che pure ha uno stipendio medio di circa 230 euro al mese: l’80 per cento di loro è sotto la soglia della miseria, anche rispetto ai parametri di una società che non se la passa bene. Anche da quelle parti i rom sono visti male, e ci sono stati scontri a sfondo razziale già nel 1997, nel villaggio Hadareni, con quattro morti. Logico che il governo spinga questa minoranza ad andarsene. Anche perché la Romania sta crescendo forsennatamente (l’8,5 per cento l’anno scorso) e la disoccupazione ufficialmente è bassa (3,5 per cento): nessuno vuol stabilire politiche sociali che drenino le risorse a un’etnia poco produttiva. Da noi invece il governo italiano gode fama di grande generosità. E, in pratica, non pare voler far differenza tra onesti lavoratori (tanti) e chi incrementerà le statistiche della microcriminalità e dello sfruttamento minorile. In Italia attualmente, secondo stime Caritas, l’incidenza degli immigrati sulla popolazione italiana ha raggiunto lo scorso anno il 5,2%, con un immigrato ogni 19 residenti, per un totale di oltre tre milioni di immigrati in regola. Gli immigrati provenienti dall’Est europeo sono circa un milione, rumeni e albanesi in testa. La maggiore concentrazione la troviamo al Nord (59,5%), seguono il Centro (27%) e il Meridione (13,5%). Roma e Milano contano rispettivamente l’11,4% e il 10,9% della popolazione straniera. Secondo stime della Comunità di sant’Egidio su una popolazione di 58.462.372 (fonte: Istat), gli zingari in Italia sarebbero tra i 120.000 e i 140.000 (di cui almeno 80.000 italiani). Nel giro di pochi mesi potrebbero aumentare del 25 per cento. L’Europa si allarga, e le nostre città si dovranno stringere.
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