Era stata condannata in primo grado per appropriazione di somme fino a 13 mila euro. Ma l’accusa non ha retto al secondo grado
BASTIA UMBRA E’ stata assolta in appello per non aver commesso il fatto. L’ex commessa bollata come “infedele” in primo grado, condannata per aver sottratto somme per tredicimila euro nel negozio in cui lavorava (una catena di intimo), è innocente per la Corte d’appello di Perugia.La sentenza è arrivata martedì. L’avvocato della donna, 47 enne, è Delfo Berretti. Che ha presentato una memoria difensiva in cui si dimostra l’assenza di presupposto soggettivo nell’accusa di approproazione indebita. Soprattutto, si contestano le prove di base: ci sono stati degli ammanchi ma non è dimostrato che i soldi siano finiti nelle tasche dell’(ex) imputata. La stessa società non avrebbe effetuato alcuna verifica sui presunti ammanchi. Né vi sono documenti che comprovano la sottrazione del denaro. Le accuse presentate in primo grado cioè sarebbero state verbali e non documentali. C’è solo una relazione sull’emissione dei considdetti buoni regali che però venivano prodotti da tutte le dipendenti del punto vendita e non solo dalla donna finita alla sbarra. Da qui l’assoluzione.
Ale.Ant.
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