Stand affollati e aperti alle famiglie anche con laboratori e show cooking Convegno sulla carne: consumi in calo ma non per le qualità più pregiate
BASTIA UMBRAGiornata del gran finale, oggi, dell’edizione numero 55 Agriumbria, caratterizzata da un grande afflusso di visitatori, complice anche il bel tempo. Quella odierna sarà una giornata all’insegna dei prodotti della terra mentre ieri si è parlato di carne. Oggi, dalle ore 9, saranno aperti gli stand, con laboratori, degustazioni, show cooking e incontri per grandi e piccoli. Oltre agli addetti ai lavori, c’à attesa per l’arrivo di famiglie e consumatori che troveranno in fiera tutto il mondo dell’agricoltura, della zootecnia e dell’alimentazione. Dalle razze bovine italiane, agli asini per l’onoterapia, fino al più piccolo esemplare di volatile. Protagoniste della rassegna dell’Umbriafiere anche piante da frutto, decorative, attrezzature e oggettistica da campagna e per l’outdoor. Fra gli appuntamenti, alle 9.30, in sala Europa, Cia Umbria propone il convegno «Verso gli Stati generali dell’agricoltura sociale in Umbria» in collaborazione con l’Università degli Studi di Perugia. Ieri, sotto la lente, sono finiti i dati rielaborati dall’Osservatorio Agriumbria riguardo alla carne: secondo l’ultimo rapporto Ismea, nel 2023 il consumo di carne in Italia si è attestato a 79 chilogrammi pro capite, in calo del 2% rispetto all’anno precedente. Mentre aumentano i consumi di carne Dop e Igp in che registrano un aumento del 7% rispetto al 2022, in linea con la crescita del +10% della spesa alimentare nella grande distribuzione organizzata per questo tipo di prodotti. A trainare il calo sono soprattutto le carni rosse, in particolare bovina (-4%), che rimane quella più consumata in Italia, e la suina (-3%), mentre la carne bianca registra una leggera crescita (+1%). Diverse le cause – secondo le analisi degli esperti – che concorrono al calo del consumo di carne in Italia. Tra queste la convinzione che un’eccessiva assunzione di carne rossa può avere effetti negativi sulla salute. Poi c’è la questione ambientale. L’idea diffusa è quella che tutti gli allevamenti siano di tipo intensivo e vengono considerati un fattore di inquinamento e di emissione di gas serra.
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