Cinque gli arresti per la spedizione punitiva Indagini su un giro di prostituzione

La difesa L’avvocato Brusco: «La vera vittima è la mia assistita, ha chiarito tutto davanti al giudice»

di LUCA FIORUCCI
BASTIA – La prima spedizione punitiva sarebbe dovuta servire per spaventarlo. La seconda per fargli male, visto che non voleva desistere dal suo intento. Ma la nuova aggressione non c’è mai stata. Nonostante il tentativo di affidare il compito aun altro soggetto. Le indagini sull’episodio di violenza che si è verificato il 28 dicembre dello scorso anno nel parcheggio di un supermercato di Bastia (come riportato ieri dal Giornale dell’Umbria) hanno portato a eseguire cinque ordinanze dì custodia cautelare, chieste dal pmManuela Comodi e concesse dal gip Carla Giangambonii, per concorso in rapina, danneggiamento e lesioni. Destinatari una 30enne perugina, un imprenditore di Spoleto e tre viterbesi. Commissariato di Assisi e squadra mobile della Questura hanno ricostruito che la vittima dell’aggressione sarebbe stata attirata “in trappola” dalla 30enne con la quale aveva una relazione. Punizione ingegnata per scongiurare che l’uomo rivelasse ai familiari le presunte “abitudini” private della ragazza. Nel parcheggio del supermercato l’aggressione: l’auto dell’uomo era stata danneggiata a colpi di spranga, il proprietario era rimasto ferito, gli erano stati sottratti 8mila curo. L’episodio appariva senza motivo, ma poi si è cominciato a chiarire. A partire dalla donna per arrivare a scoprire un articolato giro di prostituzione di alto livello. La perugina, è stato ancora ricostruito dagli investigatori, con l’aiuto di un imprenditare spoletino, avrebbe ingaggiato tre viterbesi per portare a termine l’aggressione al costo di 12mila euro. Parte di quei soldi, secondo quanto emerso dalle indagini, sarebbe stata data dall’imprenditore spoletino. Il danneggiamento dell’auto non avrebbe però fatto desistere l’uomo dal suo intento. Per sventare la “minaccia”, quindi, la donna e il capo dei “tre moschettieri”, come si definivano al telefono, si sarebbero accordati per un secondo raid punitivo (per 18mila euro), che però veniva sempre rinviato. Tanto che la donna e lo spoletino avrebbero contattato, pagandogli un anticipo di 4mila euro, un buttafuori nordafricano che lavora nella zona, affinché ci pensasse lui Lunedì notte gli arresti eseguiti in collaborazione con la Mobile di Viterbo. «Per fortuna ci avete fermato, altrimenti ci saremmo ficcati in un guaio ancora più grosso» avrebbe detto agli investigatori uno dei picchiatori. Nelle loro case ritrovati coltelli, machete, una spada da samurai e gli abiti usati nell’aggressione. Le indagini hanno permesso di ricostruire anche il ricco giro di prostituzione, sul quale sono in corso approfondimenti anche sui clienti.
INTERROGATORI
Sono iniziati ieri gli interrogatori di garanzia. La trentenne ha risposto alle domande del gip. «La mia assistita – ha spiegato il difensore, l’avvocato Marco Brusco – si considera vittima e non carnefice». Il legale ha sottolineato che «nessuna contestazione è stata formulata riguardo alla prostituzione». Quanto successo sarebbe invece riconducibile a dissidi sentimentali tra i due.

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