PASSA VELOCE il tempo, un lampo davvero. Sembra appena avvenimento di ieri l’apertura della mostra antiquaria di Assisi e oggi è già arrivato l’ultimo giorno per ammirare i mille e passa capolavori esposti all’Umbriafiere con rigidi criteri di scelta. Non scocca l’ora dei bilanci, ma chiara risuona la risposta del pubblico, un’affluenza record destinata a oltrepassare il traguardo delle diecimila presenze della scorsa edizione. Un segnale positivo, certo, una bella iniezione d’ottimismo per questa trentasettesima rassegna allestita con cura, intrisa di forti preoccupazioni, allietata da un consenso forte. Insomma le nuvole basse si sono aperte e senza gridar vittoria a squarciagola si è intravista una svolta desiderata, un cielo tendente al sereno, anche senza stilare il consuntivo degli affari andati in porto.


MERITO, naturalmente, della scelta operata dal Centro internazionale manifestazioni d’arte presieduto da Piero Riccardi: meno stand (ottanta, comunque, sono numero significativo) e identico valore delle opere presentate.
Tredici antiquari umbri in evidenza, senza dimenticare gli italiani, i tre dell’Abruzzo e gli stranieri. Che sono sei, un paio dal Belgio, altrettanti da Parigi, da Cannes e da Montecarlo.
Sottolineare le vette di una mostra simile è impresa destinata a naufragare subito: il visitatore, il curioso attento, lo studioso hanno tanti, troppi motivi di interesse per soffermarsi su una singolarità, su una proposta unica. I dipinti ad esempio: avvampano i fondi oro, si stendono i capricci architettonici, sfolgorano le scene sacre e le fulgide battaglie barocche. Si mettono in evidenza, tanto per una citazione, le icone odorose d’oriente, il maestro di Honolulu del ’400, indagato da Federico Zeri, un probabile Matteo Stom, membro di una famiglia di cinque pittori tra Sei e Settecento, uno dei quali, Antonio, vedutista al tempo di Canaletto e ora posto nella giusta considerazione. Quindi le grafiche autorevolissime fino a giungere alle vaporose visioni di Knoop, ai dipinti della contemporaneità, ai maestri autentici.


E POI I MOBILI che ripercorrono la scala del gusto, fogge e stili chiarissimi, nobili, intensi e le sculture in legno come le attorte immagini del Cristo, bronzo, avorio (falcate Vergini lunari) e marmo (Baccio Bandinelli e Domenico Rossellino, per esempio), i gioielli che costituiscono sempre una calamita e sono il dichiarato oggetto del desiderio muliebre, arazzi di Aubusson e non solo, argenti, pizzi e merletti dalle trame respiranti, nuvole di eleganza. E maioliche, libri antichi, grandi arredi. Non tralasciando certo rapidi percorsi all’indietro, archeologie di zone diverse, dall’Attica a Roma, dall’Apulia alla Magna Grecia, all’Africa.


ANCORA OGGI, dalle 10 alle 20, per ammirare un patrimonio di bellezza. E chi se lo può permettere per acquistare: avere con sé un segno del passato, un’orma persistente, un profumo di bellezza mai scalfita, non corrosa, testimone della storia è un piacere che sconfina nell’anima, sottile, fatto di emozioni sovrapposte. Questo offre la rassegna. Ma anche e soltanto vedere, osservare, comprendere diventa un gusto da iniziati.
mimmo coletti
 
 
 

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