Il circolo Sel: “Internet vecchio tipo malgrado le promesse di Ricci”
ASSISI – AAA, adsl cercasi: a tre anni dall’annuncio di Claudio Ricci che la linea veloce sarebbe stata ‘esportata’ anche in montagna (Armenzano, Costa di Trex, Porziano e zone limitrofe), e dopo aver posto un analogo quesito lo scorso febbraio, il circolo assisano di Sinistra ecologia libertà esprime “preoccupazione” perché nonostante le promesse e gli impegni verbali del sindaco, i cittadini sono costretti a utilizzare una 56k, linea obsoleta e spesso costosa visto che, assente la Telecom, è necessario affidarsi a compagnie private e collegarsi a internet via satellite. “Tutta la zona montana di Assisi e le frazioni del Subasio sono tuttora senza un servizio internet adsl – accusano i vendoliani  le promesse e gli impegni verbali del sindaco Ricci sono stati in passato solenni e ripetuti ma ad oggi nulla di concreto è stato fatto, visto che dopo ben quattro anni di proteste gli abitanti sono ancora costretti a navigare con la 56k, una linea che usa il normale telefono e che è totalmente obsoleta per gli standard odierni”. Sel ricorda come “pochi giorni fa il vicesindaco Antonio Lunghi ha partecipato a una pubblica assemblea proprio ad Armenzano e a fronte alle ennesime richieste degli abitanti di avere risposte certe ha ammesso di non conoscere questa problematica e di non avere quindi al momento un progetto e quindi una soluzione. Lanciamo quindi un ulteriore pressante appello all’amministrazione perché si provveda in tempi brevi e comunque prima dell’arrivo della prossima stagione invernale all’attivazione del servizio internet adsl o a banda larga in tutte le zone montane di Assisi. Le frazioni del Subasio non sono abitate da cittadini di secondo livello e meritano la stessa attenzione e la stessa cura riservata al resto del territorio comunale”. E intervenendo su una tematica di livello nazionale, Sel Assisi “lancia un appello di pieno sostegno all’iniziativa voluta dal l’Anpi contro l’abolizione delle feste del 25 aprile, del 2 giugno e del primo maggio. Il progetto, se approvato, non solo non avrebbe alcuna significativa ricaduta economica, ma cancellerebbe le uniche festività laiche sopravvissute in Italia (25 aprile, 1 maggio, 2 giugno), dotate di grande significato storico e di notevolissima valenza politica e sociale: si tratta di date – conclude Sel – che raccontano la storia combattuta dagli italiani per riconquistare la libertà soppressa dal nazi-fascismo, per darsi una struttura statuale libera e democratica, per costruire sul lavoro il proprio presente e il futuro delle giovani generazioni”.

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