La piccola è stata costretta a tornare in tribunale

BASTIA UMBRA No. Un sonoro e, più che comprensibile rifiuto quello arrivato ieri mattina in aula dalla 13enne che per anni era stata stuprata dallo zio e che, per una inaccettabile distorsione dell’uso della giustizia riparativa, è stata costretta a tornare in tribunale per -si stenta a crederlo – dire la sua sulla richiesta avanzata dall’imputato. Quella, per l’appunto di accedere alla giustizia riparativa che sostanzialmente prevede un percorso di mediazione con psicologi e psichiatri a cui partecipino lo stesso autore del reato e la vittima. Una aberrazione se si considera che, nel caso specifico l’autore del reato è un pedofilo e la vittima una bambina. Eppure, nonostante i tanti proclami sulla necessità di evitare la vittimizzazione secondaria, non è stato evitato a una bambina di tornare in tribunale a dire che no -ovviamente – lei mai avrebbe voluto a che fare nuovamente con l’orco che per anni l’ha stuprata e spaventata a morte. Ad ogni modo la ragazzina, assistita da l l’avvocato Delfo Berretti, a questo punto – si spera – non dovrà più essere tirata in ballo. Dopo il no di ieri, agli avvocati dell’imputato – 48enne rumeno ancora in carcere, accusato pure di detenzione di materiale pedopornografico – non resta che percorrere l’unica strada possibile tra quelle richieste, cioè il rito abbreviato. Che comunque gli concede la tutt’altro che secondaria certezza di avere lo sconto di un terzo sulla condanna.
Fra. Mar.

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